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Amo la notte.

É come un giorno senza luce accecante, senza rumore, senza fretta. Come un giorno ovattato, un giorno ubriaco.

Sì, perché è questo che il vino riesce a fare: rallenta quella trottola di mondo che ti ruota sotto i piedi, spesso assordandoti e accecandoti; così ti riporta alla sua di terra, esattamente quel territorio che esso stesso contiene in un sorso, in un profumo, perfino in una tinta.

L’Umbria coi suoi vini ne è capace: una regione senza eccessi né trastulli oltre limite, alla ricerca del suo proprio idioma e in fase di perfezionamento identitario che intanto ti trattiene tra colline morbide e soffi lacustri.

Un vino che respira col tuo naso e dal tuo naso sente mora e potenza se è un Sagrantino a Montefalco, leggerezza e fragranza se sul Trasimeno è un Gamay tutto italiano, struttura e ubiquità regionale se è un Grechetto. Un vino che resiste se scovato e se svelato è vibrante e polposo a Spoleto col Trebbiano o profuma di fascino e mistero se è un Vin Santo Affumicato, di sali e storicità se un bianco di Orvieto, di freschezza e frutto se a Narni è un Ciliegiolo.

Poca importa la tua conoscenza di settore, il messaggio è universale come universale è l’attitudine al piacere.

 

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