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Basta incontrarlo una sola volta Mario Mazzitelli per entrarci in sintonia e respirarne l’energia prima ancora di provare i suoi vini incluso il bellissimo Quartara: Fiano lavorato in anfora, un orange wine (vini frutto della macerazione sulle bucce) nato prima che la categoria diventasse “moda”.

amphora

Mario Mazzitelli nasce come enologo dopo studi mirati: laurea in Scienze delle Tecnologie Alimentari, Master in viticoltura ed enologia e una certa esperienza in territori molto diversi; finché nel 2001 decide di avviare la sua attività a Giffoni Valle Piana (a pochi passi dal Golfo di Salerno): Lunarossa vini e passione. Qui gestisce 6 ettari di vigneti dai 100 ai 300 m s.l.m. e produce i suoi vini con i consigli di Sebastiano Fortunato. “Vini di mare” li definisce perché le vigne respirano lo iodio della costa salernitana mentre si nutrono prevalentemente di argilla, quella stessa argilla usata per produrre le ceramiche di Vietri (Sa).

Siamo nel territorio della IGT Colli di Salerno che ci si augura possa trasformarsi o essere inclusa in una DOC che identifichi meglio il territorio salernitano, non tanto per il riconoscimento in sé, quanto per creare un po’ d’ordine in questa Campania del Sud, probabilmente più nota per i vini eroici della Costiera Amalfitana o forse quelli del turistico Cilento, che tanta strada sta conquistando in questi anni e che meriterebbe migliore visibilità. Le uve lavorate sono innanzitutto le due più rappresentative della denominazione in questione cioè Aglianico e Fiano cui si aggiungono Cabernet Sauvignon, Primitivo, Santa Sofia, Falanghina.

I vini di Mario, targati Lunarossa vini e passione, sono attentamente gestiti, espressivi e gradevoli fuori da ogni retorica ma mi soffermerò sui 2 più rappresentativi: Quartara e Borgomastro.

quartara fiano – colli di salerno igt by lunarossa vini e passione

 

QUARTARA

Come anticipato si tratta del Fiano vinificato in anfora che prende il nome proprio da queste speciali anfore chiamate “quartare”: otri in terracotta dalle antiche origini contadine. Qui sosta per la macerazione sulle bucce (pratica che donerà carattere e spesso un colore più carico), la fermentazione e parte della maturazione che continua in legno prima di una sosta in bottiglia di quasi un anno.

Sembra un’alchimia tanto perfetto mi appare l’equilibrio tra territorio-lavorazione-degustazione soprattutto nella più recente versione con un’ossidazione meno spinta.

  • Annata 2011: fin qui si tendeva ad un’ossidazione più spinta quindi il vino si presenta molto carico nel colore. Al naso: speziatura, china, albicocca disidratata, pasticceria (brioche) e bucce di lime. Al palato è pieno e avvolgente con un lungo finale che richiama nota di nocciola tostata che – da manuale – mi riporta alla varietà. Buona la freschezza.
  • Annata 2012: sembra aver trovato il suo equilibrio perfetto, decisamente brillante alla vista con una tendenza al dorato. Intenso e completo al naso con note di miele ma anche cedro candito, pepe bianco, nocciola e un finale balsamico. Il sorso è coerente e ritmato da una perfetta convivenza tra note primarie (bergamotto) e terziarie (quasi medicinali), composto e di buona persistenza. Uno dei miei vini campani preferiti!

 

BORGOMASTRO 2007

Vino ottenuto da una lunga macerazione e un affinamento in botti di rovere e castagno.

Colore rubino piuttosto intenso con un bouquet profondo e “caldo” articolato su note di liquirizia, amarena, visciole, pepe nero e cacao. Austero e riconoscibile. Coerente e tipico. Avvolgente e con un ottimo potenziale ancora. Non bisogna avere fretta di aprire la bottiglia se vogliamo che ci conquisti totalmente come è in grado di fare.

La concreta passione di Mario per il suo territorio è dimostrata anche dal progetto UVA (Unione Vignaioli Associati) volto a mantenere viva la tradizione vitivinicola dei Monti Picentini attraverso il recupero di piccole vigne rimaste inutilizzate o poco valorizzate.

Non vi resta che provarli direi!

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