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Tutto parte con un Novello ricavato da 1 ettaro ereditato dal nonno il quale, nel frattempo, aveva ceduto allo sfuso a seguito dell’industrializzazione di Terni. Siamo nel 2014 ma se Francesco Annesanti è tornato, più che trentenne, alle proprie radici e all’agricoltura, lo ha fatto con un progetto ben più ambizioso e, senza dubbi, chiaro.

francesco annesanti

Così, dopo aver costruito la sua cantina (2013) in quella che era la stalla di famiglia ad Arrone (TR), è pronto per un’avventura in continua evoluzione. Oggi lavora con un corpo unico di 6 ettari, posto a fondovalle con prevalenza di argilla, ottima protezione offerta dai rilievi circostanti e notevoli escursioni termiche. In altre parole: una zona molto fresca che soffre più le annate fredde e umide di quelle calde e non a caso i suoi vini dell’annata 2017 (nota per la siccità e le temperature particolarmente elevate) sono in ottima forma.

view from annesanti winery

La produzione totale dell’azienda Annesanti si aggira intorno alle 14.000 bottiglie con l’obiettivo di arrivare a 40.000; Francesco è partito con l’acciaio perché non ha mai voluto rischiare che il legno potesse interferire su territorio e identità poi è arrivata l’anfora e, in particolare, quella di Pesci (Impruneta).

L’ho conosciuto già da un po’ Francesco ma ho voluto sedimentare quelle sensazioni olfattive, gustative e soprattutto umane. Non potevo più resistere alla tentazione di raccontare una storia così vera e un vino così autentico. Tanta grazia ha, però, un prezzo e Francesco non mi nasconde la stanchezza di alcuni momenti in cui deve sacrificare tutto per seguire ogni singolo passaggio ma i risultati sono evidenti e in futuro lo ringrazieremo per aver tracciato un solco.

Ecco qualche dettaglio in più sui vini (tutti Umbria IGT) per i quali il suo motto “I miei vini hanno la mia anima” è tutt’altro che un claim pubblicitario.

  • “Il Rosato” 2017: Barbera in purezza (solo acciaio). Di rara complessità con fragola, pietra focaia, erbe officinali e fiori di campo. Delineato e composito, di bella concentrazione, fresco e di una sapidità che completa il sorso
  • “Il Bianco” 2017: Grechetto, Malvasia, Trebbiano Toscano (parzialmente macerato, solo acciaio). Carattere ben delineato e stratificato. Camomilla, ginestra e pesca gialla. Un tocco quasi balsamico invita al sorso che si rivela pieno, arioso e coerente
  • “Acqua della Serpa” 2017: Trebbiano, Grechetto, Malvasia, Martone e Pecorino (10 mesi in anfora con le bucce poi 4/5 mesi damigiana). Colore e consistenza decise. Offre una straordinaria co-presenza di note fresche, vegetali (origano, bucce di pompelmo) con quelle più mature o vagamente ossidative (quasi a ricordare l’effetto flor) che persistono a bicchiere vuoto e supportano una beva appagante
  • “Trebbiano Spoletino” 2017: ottimo esempio di Trebbiano Spoletino (10 mesi in anfora con le bucce, poi 4/5 mesi in damigiana). Uva sultanina, albicocca e tè al gelsomino. Asciutto, teso, di buona struttura.
  • “Piano della torre” 2017: Pinot Nero e Sangiovese (10 mesi in anfora con le bucce e poi 5 mesi circa in damigiana). Fine con profumi di piccoli frutti rossi, leggera speziatura, un tocco di viola e un ricordo di paprika. Molto piacevole, scorrevole e immediato
  • “Suppriscola” 2017: il vino più biodinamico dell’azienda che passa direttamente da vasca a bottiglia per diventare Barbera Umbria IGT. Violaceo e vinoso, con note di visciola, brioche e un soffio animale. Succoso, concentrato, asciutto e verace
  • “Il Rosso” 2016: Barbera e Merlot (tutto acciaio, cappello sommerso, illimpidito per decantazione, non filtrato o stabilizzato). Amarena, cacao, caffè con un ricordo quasi salmastro per un gusto pieno e goloso
  • “Clandestino”: Grechetto, Trebbiano e Malvasia (vino dolce che riprende la tradizione locale del mosto cotto). Di grande concentrazione ed equilibrio: mela cotta, miele di castagno, spezie e toffee. In bocca colpisce la dolcezza prima di una sferzata a tratti citrina che lo rende quasi unico nel suo genere.
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