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La Calabria del vino sembra aver fatto un balzo in avanti quasi all’improvviso, senza mezzi termini, come d’altronde è il carattere del Calabrese DOC. Sono sembrate quasi assenti delle fasi intermedie con la proposta di una nuova ondata di freschezza e qualità già corredata da evidenti interpretazioni territoriali e stilistiche riservando sorprese ad ogni angolo.

E così, se i picchi montuosi di Sila e Pollino troppo spesso dimenticati a favore di una visione esclusivamente assolata della Calabria turistica, dividono la regione in 3 macroaree (il Cirotano a nord-est; il Cosentino a nord-ovest e il sud più mediterraneo) le coste, tirrenica e ionica, completano il quadro di un territorio variegato in termini di composizione dei suoli, altitudini e tratti climatici che comportano produzioni diverse e utilizzo di varietà a volte anche “pericolosamente” assonanti (si pensi al binomio Magliocco – Gaglioppo: i rossi calabresi).

Mi concentro in questa occasione su un mio recente tour nella zona cosentina che beneficia di un’unica DOC dal 2011 la quale, seppur molto ampia, ha fatto ordine in un territorio prima frastagliato e confuso da un alto numero di denominazioni che ora costituiscono le sottozone. Il Magliocco dolce (ben diverso morfologicamente dal Magliocco Canino, più frequente a sud) ne è il protagonista con la sua carica antocianica, tannino presente e potenziale evolutivo a cui ci si riferisce semplicemente come “Magliocco”.

 

  • Le cantine del mio recente tour in zona:

terre del gufo – i vini

TERRE DEL GUFO (Donnici)

L’incontro con Eugenio Muzzillo è avvenuto in una splendida mattinata di sole che mi ha consentito di verificare le condizioni di ventilazione della zona. Una collocazione panoramica di particolare fascino dove Eugenio lavora su circa 2,5/3 ettari per una produzione di circa 18.000 bottiglie su 5 etichette. La prima annata è stata la 2008.

Il risultato è una produzione chiara, territoriale e di evidente qualità per la quale Eugenio punta molto sul Magliocco che ritiene di potenziale enorme, molto più quanto possa apparire al momento e che verrà fuori se si investe sulla giusta ricerca di bilanciamento del tannino e sua eventuale rusticità. Questo deve accadere innanzitutto in vigna con una migliore selezione data la frequente promiscuità di Magliocco (dolce) e Mantonico nero che potrebbe risultare meno elegante.

Il PORTAPIANA dal blend di uve locali (Magliocco, Mantonico nero e Greco nero) con una presenza importante ma perfettamente gestita si accompagna ad una chicca: l’Alysso il bianco a base di Vujnu, un aromatico che ricorda l’alisso; inoltre un pungente TIMPAMARA da “uva francese” (come si usava chiamare questo clone di Syrah) presenta una rotondità già evidente dai campioni di botte. Infine, oltre al rosato da magliocco piuttosto elegante, il KAULOS (uve: Calabrese e Magliocco) che – come suggerisce il nome – è prodotto in Caulonia (con l’amico Oppedisano) offre tutto il calore e la maturazione del sud completando un quadro produttivo essenziale e variegato.

spiriti ebbri

SPIRITI EBBRI (Celico)

I tre soci (Michele, Damiano e Pierpaolo) hanno deciso di mettere insieme le proprie esperienza famigliari per proporre il proprio vino senza abbandonare le attività principali. In un ex cinema di Celico ci incontriamo con spontanea simpatia per approfondire lo spirito che anima un brand che si è fatto apprezzare grazie a quell’immediatezza propria dei progetti concreti e focalizzati.

La partenza ufficiale è datata 2011, le vigne sono diverse, a conduzione di ispirazione biologica con varietà quali Gaglioppo, Magliocco dolce e canino, mantonico nero e tracce di internazionali (Merlot) e qualche bianco per una produzione totale di 21.000 bottiglie circa su 3 linee: Cotidie, Neostòs, Appianum. Tutti i vini sono IGT e prevedono dei passaggi in legno tendenzialmente usato (barrique e tonneaux di rovere francese e qualcosa di ungherese e americano con molti dubbi sull’acacia). Loro credono nella contaminazione, nell’arricchimento che viene fuori dal blend di diverse uve (e vigne) come vuole la tradizione a cui si ispirano senza produrre vini monovitigno.

Una produzione riconoscibile con gradazioni importanti che contribuiscono, con eleganza crescente in base alle 3 linee produttive di cui sopra, ad una pienezza gustativa e concentrazione di frutto bilanciate più spesso con sale oppure tannini da saper attendere. Vini da accompagnare al cibo ma che si confermano di grande coerenza e persistenza su tutta la gamma. Bianchi e rosati complessi e materici, rossi golosi e di grande struttura con Neostòs e Appianum al top.

vincenzo granata (magna grecia)

MAGNA GRECIA (Spezzano della Sila)

L’azienda che non ti aspetti nel meridione andando da Cosenza verso la Sila accanto a botteghe dal sapore antico come il mio amato panificio “Il Golosone”.

Il merito è di Vincenzo Granata che ha dato un’impronta a tratti internazionale con punto vendita visibile sulla strada, a Spezzano della Sila, dove vende ma soprattutto accoglie e comunica un territorio e una filosofia che si basa su protocolli volti al perfezionismo. Un totale di circa 30 ettari di vigneti collocati tra Spezzano (350 m s.l.m.) e Frascineto (500 m s.l.m.) con varietà locali (Pecorello, Magliocco dolce, Guarnaccia nera) ma anche internazionali (Chardonnay, Merlot). Una conduzione familiare con collaboratori della zona e sotto i 40 anni per una produzione totale di circa 40/45 mila bottiglie all’anno. Le linee sono due: Gaudio e Baronè. Tutti i vini presentano una nota alcolica importante frutto del rispetto per un territorio certamente assolato. I bianchi sono legati da un filo conduttore evidente: precisione, pulizia, vena minerale e il coraggio di presentarsi sul mercato dopo almeno 1 anno e mezzo. Ottimo esempio è il Baronè bianco (Pecorello, 2017) dove si combinano l’eleganza del fiore bianco con la struttura dei vini del sud. I rossi sono ancora più espressivi e perfetti per la cucina locale, il Gaudio rosso (Magliocco e Merlot, 2016) di bella succosità; il Baronè (Guarnaccia nera, 2015) dal tannino ben gestito e buona complessità.

i meravigliosi salumi calabresi

TERRE DI BALBIA (Altomonte)

Una nuova realtà (quantomeno una nuova avventura) con prospettive entusiasmanti. La proprietà era in precedenza di Venica&Venica acquistata dall’ ing.Giuseppe Chiappetta e famiglia che arrivano sul mercato nel 2015 col supporto di Gianfranco Fino iniziando un lavoro di selezione e crescita di cui vedremo meglio i risultati col tempo.

Intanto hanno scelto di lavorare solo con Magliocco, Gaglioppo e Merlot i cui risultati sono sempre stati interessanti con ritorno all’alberello per il Magliocco e una produzione totale, al momento, di circa 10.000 bottiglie. Molto bella la tenuta che a breve si arricchirà con una struttura produttiva e turistica all’avanguardia illuminata dalle terre rosse che nutrono il Magliocco. La produzione segue una linea chiara ed evidentemente pilotata da know-how: un rosato di Gaglioppo, teso, pungente e intrigante al naso; 2 rossi, uno da Magliocco (Fervore, 2015) complesso e tannico che vuole ancora qualche anno; uno da Merlot (Blandus, 2015), rotondo e accogliente, mai piatto.

welcome to terre di balbia!

 

L’ACINO (San Marco Argentano)

L’azienda con tanto di struttura ricettiva di Dino Briglio Nigro e soci consente un’immersione nella natura e nell’anima calabrese più profonda.

ospitalità – l’acino

Senza mezze misure sei introdotto in un territorio verace e una produzione di massima espressività, fuori dalla DOC senza che questo ne limiti il successo all’estero (con export che arriva all’80%) grazie alla veracità del progetto produttivo e stilistico. Dalla Malvasia macerata di una complessità soffusa che non maschera il naturale tono floreale al Magliocco solo acciaio da vigne giovani fatto di frutto e spontaneità o al Toccomagliocco che da quest’anno maturerà in botti grandi (parte nuove e parte usate) denso e a tratti biscottato; tutti i vini sono schietti, espressivi, frutto dei capricci dell’annata e delle terre di origine, di concentrazione vera e materia viva. Ecco perché naturali. Un’azienda da circa 40.000 bottiglie in continua evoluzione.

l’acino vini

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