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Questa volta non si tratta degli amati abbinamenti cibo-vino che la stessa azienda Villa Raiano suggerisce all’interno del proprio sito (sezione news). E non si tratta nemmeno di un modo di dire: Villa Raiano ha realmente 2 uova all’interno della propria cantina. Si tratta di un nuovo sistema di fermentazione: vasche in cemento di forma ovoidale che pare aiuti i gas a condensarsi meglio durante la fermentazione, e quindi al vino a girare in modo rotatorio naturale(per i meno esperti: la fermentazione è una fase fondamentale di lavorazione in quanto trasforma il mosto in vino).

la cantina

the cellar

È questa la nuova sperimentazione di Sebastiano Fortunato, enologo di Villa Raiano ormai da qualche anno, il quale propone di recente di investire in questo nuovo sistema che consentirebbe di fermentare il mosto senza l’uso del legno se e quando le proprietà di questo non siano ritenute necessarie a questa o quella tipologia di uva o, semplicemente, al prodotto che si vuole proporre sul mercato.

Al momento si tratta di una sperimentazione appunto, vedremo come l’Aglianico, tipica e pregiata uva in Campania, reagirà a questo sistema rubato ai francesi e che potrebbe aprire nuove porte all’enologia campana: staremo a vedere.

D’altra parte una cantina dalla struttura così moderna, come quella di Villa Raiano, non poteva che lasciar immaginare che l’innovazione avrebbe avuto uno spazio importante. La Campania è una delle punte di diamante dell’enologia italiana e l’Irpinia, dove è situata l’azienda, la rappresenta egregiamente racchiudendo ben 3 DOCG: quella del rosso Taurasi e dei 2 bianchi Fiano di Avellino e Greco di Tufo.

Personalmente ho avuto modo di apprezzare molto il loro Fiano di Avellino “Alimata” in occasione di una micro-verticale di qualche mese fa (una degustazione dei loro cru di Fiano a partire dall’annata 2009 fino alla 2012). Ma probabilmente il mio preferito è il Greco di Tufo sia il cru “Greco di Tufo Docg C.da Marotta” potente al naso e al palato, con grande equilibrio sia lo stesso Greco “base”: pieno, complesso, intenso e posso affermarlo con grande certezza avendone avuta doppia prova. Questo, infatti,  era in concorso a Radici del Sud dove sono stata ospite della giuria nazionale (leggi l’articolo sull’evento qui); come tutti i concorsi di questo genere, le degustazioni si tengono rigorosamente alla cieca chiaramente (a bottiglia coperta) e solo a seguito della chiusura delle votazioni e consegna delle schede di valutazione, le liste dei produttori partecipanti vengono fornite alla giuria che ha modo di confrontare i punteggi abbinati per campioni numerati con il produttore, finalmente! Ebbene ho scoperto, così, che avevo dato proprio un ottimo punteggio a questo vino.

aglianico 2012

aglianico 2012

Fresco e piacevole anche il loro Aglianico IGT che dimostra come si possa lavorare con quest’uva cosiddetta “difficile” se non per vini da invecchiamento, senza che sia necessario tagliarla con altre più fruttate.

Interessante vedere quanto stiano investendo anche nel metodo classico, d’altra parte l’abbinamento con la mozzarella di bufala potrebbe essere fatto in casa campana finalmente..

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