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La nota Livon con i suoi 250 ettari totali e circa 1,2 mln di bottiglie resta azienda agricola con pieno possesso e controllo delle tenute da cui provengono le uve. È bene chiarire certi passaggi quando si trattano numeri di una certa portata, troppo spesso erroneamente abbinati ad operazioni dai tratti quasi commerciali. Nella fattispecie a dimostrare il contrario, ancor prima dei calici, si palesa un progetto chiaro e focalizzato che mira ad individuare i migliori territori per ciascun esercizio di stile.

 

Tutto nasce negli anni ‘60 quando Doriano Livon investe in un sogno che diventerà un successo friulano prima di essere affiancato dai figli (Valneo e Tonino) e investire in nuovi territori fuori regione. Così negli anni ’80 investono in Toscana nel cuore del Chianti Classico e negli anni ’90 sono incuriositi da un vino materico che inizia a farsi conoscere in quell’arco temporale che prediligeva rossi concentrati: il Sagrantino. Così nasce Colsanto, con l’acquisto nel 2001 dell’attuale tenuta intorno ad un casale del 1700 nel comune di Bevagna e nonostante la presenza di grano i Livon intravedono il potenziale produttivo e ricettivo di quella che oggi è fin troppo facile per noi riconoscere come una tenuta perfettamente aderente all’immaginario collettivo della tenuta vinicola con un viale di cipressi alla “maniera toscana”.

  • Colsanto – l’azienda

Venti ettari con 7500 piante per ettaro di Sangiovese, Sagrantino, Merlot e Montepulciano. Arriva solo in un secondo momento il Trebbiano Spoletino nonostante la resistenza dei titolari più avvezzi ad immaginare un potenziale bianchista nella propria terra friulana. Una densità importante che su un blocco di argilla consente una certa competizione tra le piante, elemento cruciale considerando che le precipitazioni sono limitate e le radici potranno in questo modo penetrare più in profondità per attingere a riserve di acqua e nutrienti.

Importante la ventilazione che si avverte già una volta in cima al viale di accesso alla tenuta, basse le rese che consentono la massima concentrazione dei grappoli soprattutto del Sagrantino che richiede tanta materia per compensare quella imponente struttura tannica che lo caratterizza. L’obiettivo è produrre vini di territorio, di buona bevibilità.

  • Colsanto – i vini  

UMBRIA IGP “CANTALUCE” 2017

Uno dei miei Trebbiano Spoletino preferiti. Vinificato e affinato in legno grande a basse temperature per prolungare i tempi della fermentazione nonché la sosta sulle fecce fini al fine di definire una certa complessità.

Luminoso come il nome stesso suggerisce. Intenso e deciso al naso con note di sambuco, mango, ginestra, pietra focaia, pesca sciroppata, mandorla tostata e pepe bianco con sbuffi di zeste di pompelmo e biscotto al burro. Grande equilibrio al sorso con trama glicerica fascinosa e struttura controllata.

MONTEFALCO ROSSO DOC 2015

Sangiovese 60%, Sagrantino 15% e Montepulciano per un vino che affina in botti da 50Hl e barrique.

Rubino carico ma non impenetrabile. Intenso e concentrato già dalle prime olfazioni che offrono note di castagna, legno di cedro, sottobosco, frutti di bosco e un generale tocco balsamico prima di aprirsi al cioccolato e una nota sanguigna di sottofondo. Caldo e strutturato con tannino imponente, certamente gastronomico. In linea con l’annata calda e la composizione argillosa del terreno.

MONTEFALCO SAGRANTINO DOCG 2013

Sagrantino 100%. Affinato solo in botti grandi per 36 mesi. Un’annata significativa che segna il nuovo corso di questo vino grazie alla maturità delle vigne.

Rubino pieno e luminoso, denso. Ciliegia sottospirito, pepe nero, tabacco, nocino e piccoli frutti rossi maturi definiscono un quadro olfattivo in definizione che trova conferma al sorso: tannico, caldo e concentrato, con tannini ben lavorati e un enorme potenziale di invecchiamento. Da provare e riprovare negli anni.

MONTEFALCO SAGRANTINO DOCG “MONTARONE” 2012

Il cru che prende il nome dalla collina dove è localizzata l’azienda, 100% Sagrantino affinato in barrique per 36 mesi.

Paradossalmente più maturo del precedente data la più decisa influenza del legno piccolo. Sfumature granate introducono a note olfattive più ossidative: pot-pourri, mallo di noce, funghi e prugne, rinfrescate da un tocco di liquirizia. Meno evoluto, invece, al palato con un tannino più aggressivo e un equilibrio meno definito.

montarole area

PASSITO UMBRIA IGT “MONTARONE” 2015

Un goloso e denso Sagrantino passito di grande equilibrio: amarena, confettura di ciliegia, china e radici di liquirizia. Tannino e freschezza bilanciano perfettamente la concentrazione zuccherina grazie all’attento appassimento (non è prevista surmaturazione).

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