È un progetto completo quello di Jako Wine che offre concretezza e lungimiranza nelle scelte stilistiche e nella comunicazione dal respiro internazionale e che poggia le basi su obiettivi qualitativi mirati e definiti.

L’idea nasce nel 2015 quando l’imprenditore Luca Berti insieme a Michele Ceradini decide di realizzare vini per gli amici. Fortunato poi l’incontro con Severino Barzan e la sua esperienza nel settore con il quale inizia la ricerca dei vitigni e dei territori più adatti per ciascuna produzione di quelli che sono diventati “i vini del fenicottero”, come racconta il logo.

Partono con l’Oltrepò pavese puntando così sul miglior pinot nero italiano per la produzione di spumanti metodo classico, a cui si affianca con il Veneto per la produzione di uve autoctone e internazionali con la supervisione del prof. Valenti per una produzione totale di circa 20.000 bottiglie.

Vini coerenti per rispondenza naso-bocca che quindi vanno oltre un’accattivante ricchezza del bouquet, seppur puntualmente stratificato, ma che definirei “vini di bocca” quindi di materia e profondità pur senza tralasciare una bevibilità a cui tengono particolarmente.

Disegnati e raffinati sono entrambi gli spumanti metodo classico che ho avuto modo di provare: più sottile il Brut Noir (2016, 48mesi sui lieviti, 90% Pinot Nero, 10% Chardonnay), più deciso e in forma strepitosa il Brut Rosè 2012 (96 mesi sui lieviti, 100% Pinot Nero). Ricco, vellutato e appagante il bianco Griso Venèxian Pinot Grigio delle Venezie DOC 2018 che rompe ogni pregiudizio sul Pinot Grigio, date le troppe versioni diluite disponibili soprattutto per soddisfare la notevole richiesta estera a prezzi bassi. Goloso e accogliente ma equilibrato da una bella tensione vegetale e da una succosità agrumata il Siresol Rosso Veneto IGT 2015 (uve: Corvina, Rondinella, Oseleta, Croatina e Cabernet Sauvignon) della Severino Collezione prodotto come un Amarone.

Probabilmente la scoperta che più mi ha entusiasmato nel corso di questa lunga quarantena.