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Quest’anno i vignaioli indipendenti li ho visitati in Francia: il salone si tiene a Parigi ed è pensato proprio per coloro che vivono qui e che hanno – così – la possibilità di acquistare i vini che preferiscono senza lasciare la città infatti, è possibile acquistare (cosa non sempre scontata in manifestazioni del genere).

Nonostante l’importanza della location (Parigi), il salone sembra quasi un evento “locale: l’inglese è bannato e tutti i partecipanti sono muniti di carrellino da caricare dei vini acquistati senza perdersi troppo in chiacchiere. Le postazioni dei produttori non sono raggruppate per area e questo rende la visita meno agile per chi è interessato a degustare per zona e carpirne lo stile; alcuni suggeriscono che l’intendo è quello di evitare concentrazioni solo in alcuni corridoi, quelli dei vini più noti e popolari. Ma sono sopravvissuta 😉

Avevo a disposizione decine e decine di produttori per ciascuna area di produzione francese (Champagne, Alsazia, Bordeaux, Borgogna, Loir etc) ma non avevo il tempo di degustare tutto, ahimè, c’era da fare una selezione. Così mi sono concentrata sulle zone su cui avevo particolare interesse o che non riesco a degustare facilmente in Italia.

Tranquilli non ho intenzione di elencare noiosi elenchi di note di degustazione e indirizzi di produttori che magari non si trovano nemmeno facilmente; mi piacerebbe condividere alcune considerazioni generali sull’attuale stile di alcuni vini o alcune zone soprattutto per coloro che sono meno esperti!

  • Cabernet d’Anjou è il rosato della Loira che non ha una sua bella personalità. Può essere fatto da Cabernet franc o Cabernet Sauvignon o entrambi ma il problema principale è l’assenza frequente di profondità o complessità così come il solito residuo zuccherino che lo rende spesso piatto e noioso. Mooolto lontano dall’eleganza dei rosati di Provenza
  • Questo mi porta al secondo punto: i rosati provenzali possono essere più minerali o più fruttati ma sempre delicatissimi, anche nel colore, a volte troppo ma comunque fini e quelli del cru Bandol restano tra i migliori. Non solo, ho avuto modo di approfondire la produzione (minore) di bianchi e rossi soprattutto delle denominazioni di Bandol e Pallette. Ho adorato quelli di Chateau Henri Bonnaud; il suo rosso (un blend di Mourvèdre, grenache, vieux carignan) ha un bouquet di infusi alle erbe particolarmente stuzzicante, erbe mediterranee, spezie leggere e frutti di bosco con una agilità in bocca non attesa e un finale rinfrescante stupefacente
  • L’altra faccia dello Chardonnay: il Pouilly Fussè, prodotto nel sud della Borgogna (Maconnais) quindi fuori dalla famosa Cote d’Or dove sono collocati i migliori Chardonnay del mondo però, se e quando non hai la fortuna o i soldi per acquistare i migliori cru della Core d’Or, questa diventa una grossa opportunità! (Pouilly Fussé è da non confondere con il Poiully Fumè prodotto in Loira con Sauvignon). Lo stile può essere più asciutto o più marcato ma non sono mai rimasta delusa!
  • Alsazia ha un potenziale enorme nella produzione di bianchi; qui non c’è solo un problema di comunicazione da affrontare per convincere i consumatori che in Alsazia non ci sono solo i più popolari vini dolci (da vendemmia tardiva o  selection de grain nobles); il problema è anche dei produttori che continuano a lasciare un residuo di zuccheri evidente anche nei vini dichiarati “secchi”. Ho apprezzato molto la produzione di Albert Mann.

Alla prossima!

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