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Recentemente ho trascorso una splendida giornata di sole in zona Cirò. Nessuna sorpresa essendo in Calabria, nel “profondo sud” come direbbero alcuni e dove natura, sole e mare sembrano avvolgerti in un manto di autenticità e tradizione; soprattutto se incontri le persone giuste, quelle che ti portano negli angoli più nascosti a bere i vini più veri e i prodotti più gustosi!

mappa ciròcalabria mappaSiamo sulla costa ionica in provincia di Crotone come evidenziato dalla mappe grafiche. Cirò, insieme a Cirò Marina che fino agli anni 50 era sua frazione sul mare, oltre ad essere 2 comuni, danno il nome ad uno dei vini certamente più noti della Calabria!

 

  • Il territorio

Le origini di questo vino sono veramente antiche e pare che i greci abbiano qui trovato condizioni particolarmente propizie per allevare la vite. D’altra parte da un lato c’è il mare, dall’altro le colline che consentono maggiore altitudine (fino a 5oom circa) e poi utilissime escursioni termiche si combinano con il terreno, equilibri che donano al Cirò e soprattutto all’uva Gaglioppo (rossa) condizioni ideali nonostante questa varietà si possa trovare anche in altre regioni.

Il terreno è calabrese, spesso siccitoso, il clima mite e la tradizione penetrante. Il successo di un vino, d’altronde, non dipende solo dalle condizioni territoriali ma anche dall’uomo chiaramente e quando si parla dell’uomo ci si riferisce alla sapienza, figlia della tradizione così come al rispetto, evidente dal fatto che qui si allevano varietà autoctone.

 

  • Il vino

Il vino Cirò può essere:

veduta da cirò

veduta da cirò

– BIANCO: principalmente da uve Greco bianco

– ROSSO: principalmente da uve Gaglioppo

– ROSATO: da uve Gaglioppo vinificato in rosa

Il vino bandiera del territorio è comunque il rosso con il Gaglioppo già menzionato (da non confondere con il Magliocco altra

varietà calabrese che regala vini molto interessanti, più ricco e concentrato). Il Gaglioppo è un vitigno non facile con un carattere che, come dicono alcuni esperti, rispecchia quello degli uomini che lo producono: un carattere mediterraneo con una tannicità evidente ma tipica che richiede legno senza che questo sia invadente. Un vino che, nonostante ciò, mostra la sua eleganza già nel colore grazie a tonalità non troppo cariche. Il vino presenta ottimo corpo e spesso alta gradazione alcolica, buone le potenzialità di invecchiamento. Molto diffuso in tutta la regione, lo troviamo anche in altre DOC (diverse dal Cirò).

 

  • Comunicazione

Le potenzialità della Calabria in generale e del Cirò in particolare sono notevoli, per la maggior parte inespresse. Mi riferisco al fatto che la regione è ancora considerata “emergente” soprattutto all’estero dove, in alcuni casi, si conosce solo il Cirò appunto. Ma notevoli sono gli sforzi di questi ultimi anni che sto osservando con molto piacere. Non ultimo l’associazionismo di questa zona e di alcuni produttori.

Sono 2  i messaggi che mi hanno colpito in  occasione di alcuni eventi del recente passato come Vinitaly o il Salone del Gusto (a Torino):
–      Profondo Food (e non Sud): breve, incisivo, ironico, plurivalente, immediato;

–      il gruppo dei Cirò Boys: un gruppo di produttori bravi e coinvolgenti che seguono la scia dei colleghi Piemontesi definiti negli anni ’80 “Barolo Boys” (noti per aver fatto parlare di sé per le innovazioni  produttive che portarono tra gli ani 80 e gli anni 90).

Sono numerose le iniziative in corso, in fieri e in progettazione e non solo in questa zona ma in tutta la regione che

museo Iuzzolini

museo Iuzzolini

suggeriscono a tutti di “tenerli d’occhio” e questo anche grazie ai prodotti alimentari che amo particolarmente, tra questi la nota ‘nduja (salume morbido-spalmabile, piccante), il coraggioso peperoncino piccante, il pesce fresco sulla costa, il pecorino crotonese, i pomodori di Belmonte (spesso giganti e succosi, irregolari), le patate e il caciocavallo della Sila, senza dimenticare

la celebre cipolla di Tropea.

 

  • Le cantine

Questa giornata l’ho trascorsa con 2 produttori molto diversi tra loro e di cui scriverò subito ma ce ne sono diversi altri che meritano attenzione, alcuni per il trascorso storico, altri per il contributo che hanno dato a tutto il territorio in termini di notorietà, moltissimi per qualità crescente dei vini. Non mancherò di recensirli volentieri e presto, integrando questo breve report.

 

CANTINE IUZZOLINI

Non è un caso se questa azienda è anche un museo sulla civiltà contadina che ospita, quindi, anche numerose scuole diventando ottimo mezzo di comunicazione del territorio e della cultura del vino!

È un’azienda dalla grandi dimensioni per il territorio, 500 ettari in totale tra vigneti, oliveto, boschi e pascoli. Le bottiglie prodotte sono oltre il milione l’anno per un totale di circa 13 vini. Per l’affinamento in legno hanno scelto il rovere francese e anche il castagno locale sempre nel rispetto della tradizione. Le botti di castagno sono fatte a mano e usate per la loro riserva che affina

belfresco adv

belfresco pubblicità

al massimo per 18 mesi a differenza degli affinamenti in rovere che protraggono fino a 24 mesi per i loro vini. Stanno lavorando su un Agriturismo nei minimi dettagli: ogni stanza sarà dedicata ad un vino con relativo nome, i premi e molto altro che non possiamo svelare ma ci sorprenderà.

Per non parlare dell’uliveto con piante di età compresa tra gli 800 e 1000 anni!

I prodotti sono tanti dai Cirò della linea classica (rosso, bianco e rosato) all’internazionale Chardonnay sia semplice sia affinato in legno, dai blend di uve bianche o rosse autoctone ai vini rossi cosiddetti importanti di Gaglioppo o Magliocco al 100% ma, come al solito, mi piace sottolineare qualche prodotto in particolare.

Ottimo il rapporto qualità-prezzo dei Cirò rosso e bianco della linea classica, ho provato l’ultima annata (2014) e li ho trovati già di buon equilibrio. Stuzzicante l’idea del rosso da bere fresco soprattutto in queste zone (e altri paesi caldi che ne hanno fatto specifica richiesta come il Brasile), mi riferisco al “Belfresco” di cui apprezzo anche la comunicazione: il nome non lascia

donna giovanna

donna giovanna

spazio a dubbi pur trattandosi di un rosso (Gaglioppo 100%) così come la grafica della pubblicità che lo ritrae immerso in una leggera nebbiolina come se fosse appena uscito dal frigo appunto. Molto premiato il rosato “Lumare” che già dal colore ci dice essere un rosato intenso e meridionale ma tra i miei preferiti si c’è il “Donna Giovanna”: da uve greco bianco di vendemmia tardiva (quindi raccolte un po’ più tardi del solito per avere una maturazione leggermente più spinta) e grappoli selezionati ; il Donna Giovanna prevede un leggero affinamento in barrique: ho degustato il 2014, intenso, con aromi di albicocca secca, bella persistenza. Di spessore i vini rossi di punta: Maradea (Gaglioppo in purezza), affinato in castagno calabrese con note di liquirizia e tabacco, buna eleganza; e poi il Paternum (Magliocco in purezza) che fa affinamento in barrique francesi, con note di prugna, sentore vanigliato e retro

balsamico.

CATALDO CALABRETTA WINERY

caciocavallo stagionato con il titolare del ristorante L'aquila d'oro

caciocavallo stagionato con il titolare del ristorante L’aquila d’oro

Chi conosce Cataldo (Calabretta, che da il nome alla cantina stessa) sa che ho trascorso un pomeriggio stimolante e leggero! Entusiasta e appassionato Cataldo è un giovane viticoltore che lavora alla sua azienda orientativamente dal 2008 ed è membro dei Cirò Boys!

Decidiamo subito di pranzare insieme anche per degustare meglio i suoi vini, decisamente da pasto. Siamo stati presso il ristorante L’Aquila d’oro, a Cirò Marina, dove trovi quello che non ti aspetti o forse non riesci a trovare dall’esterno, essendo un po’ nascosto e dall’ingresso un po’ retrò. Partiamo subito con la degustazione dei vini in abbinamento  agli ottimi piatti tipici, da provare, credetemi!

Il primo è il Cirò bianco, deciso e dritto, proprio come lo vuole lui piuttosto che cambiarlo pur di avere maggiore morbidezza, un vino di bella mineralità. Buono anche il nuovissimo Cirò rosato che per poco non bevo in

anteprima, ottimo per gli antipasti calabresi leggermente piccanti con un piacevole retro di

il logo di cataldo calabretta

il logo di cataldo calabretta

fragola. Ho la fortuna poi di degustare il Cirò rosso con qualche anno in più, la 2012, che regala un vino con tannini certamente più integrati, più morbido, non delude a tavola. Affascinante anche il passito di Malvasia ottenuto da appassimento in pianta (con torcolatura del peduncolo per i più esperti!) con una bella freschezza e un retro di miele e fichi secchi.

passito di calabretta

passito di calabretta

Cataldo continua una tradizione di famiglia, si rivolge con convinzione al biologico e nel rispetto della tradizione mantiene anche il sistema di allevamento ad alberello (altro rispetto ai più diffusi Guyot e cordone speronato). 14 ettari anche se non ancora tutti in bottiglia. Il vino è riconoscibile e tipico, aspetto di valore immenso, così come è riconoscibile il vino dall’etichetta: semplice ed efficace, quindi cercate l’Arciglione: l’antico strumento di potatura dei viticoltori di Cirò, non facile da usare che, quindi, richiede competenza e attenzione. Simbolismo azzeccato insieme a tutto il resto!

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