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Un po’ di anni fa ho letto un breve testo di marketing “The 22 immutable laws of marketing” di Al Ries e‎ Jack Trout (“Le 22 leggi immutabili del marketing”): un libro breve, di facile lettura, schematico ma piuttosto efficace e direi in perfetto stile americano, almeno secondo la mia esperienza.

La diciottesima legge è “la legge del successo” secondo cui: il successo porta all’arroganza e l’arroganza al fallimento; in questo capitolo gli autori citano proprio Trump con la sua strategia volta a porre il proprio nome su tutto e pure in grandi dimensioni! Secondo gli autori quando si arriva al successo si perde oggettività e si tende ad anteporre il proprio giudizio a ciò che reclama il mercato e questo porta – prima o poi – al fallimento. Il libro è stato pubblicato molti anni fa e non credo che gli autori potessero immaginare i recenti sviluppi, in particolare che Trump sarebbe diventato addirittura Presidente degli Stati Uniti. Ma allora cosa è andato storto, cosa non funziona di questa legge “del successo”?!

The Donald ha piazzato la sua “T” anche nel mondo del vino dato che produce in Virginia dove ha un’azienda bella grossa per l’area in questione (80 Ha). Lì Trump, come la maggior parte delle aziende statunitensi, si avvale di lavoratori messicani stagionali i quali possono usufruire di permessi temporanei da utilizzare proprio nel settore agricolo. Peccato che Trump sia la stessa persona che ha basato la propria campagna elettorale sull’intenzione si voler costruire un, altrettanto grande, muro di divisione col Messico dichiarando: “Quando il Messico manda i propri cittadini, non manda i migliori. (…) Manda persone con un sacco di problemi. (…). Persone che portano droga. Portano criminalità. Sono stupratori. E alcune, suppongo, siano brave persone” come riportato su diversi giornali a suo tempo (vedi  The Washington Post).

mwwc36 è la sfida mensile tra wine writer, questa edizione sul tema Environment (Ambiente)

Così, quando ho letto il tema dell’attuale sfida tra wine writer, la Monthly Wine Writing Challenge (#mwwc36), che premia il miglior post su un tema lanciato di volta in volta dal vincitore dell’edizione precedente e che per questo mese è “Environment” quindi “Ambiente”, mi sono chiesta: quando si parla di vino per “ambiente” si intende solo il cosiddetto “terroir” oppure sarebbe più opportuno parlare anche di ambiente culturale e sociale in cui si lavora? I lavoratori messicani di Trump sono tra le “supposte brave persone” o sono gli “stupratori”? E come si sono sentiti quando hanno ascoltato le dichiarazioni del loro capo circa il fatidico muro e tutto il resto? La questione non è facile da districare e credo resterà a lungo una discussione aperta.

Io credo che qualcosa sia andato storto sì, ma non è la diciottesima legge del marketing!

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