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“Il Piedirosso più che appartenere a una DOC dovrebbe essere classificato come DON: Denominazione di Origine Napoletana” è così che lo introduce Gerardo Vernazzaro di Cantine Astroni dei Campi Flegrei (NA). Le hanno provate tutte: innesti e portainnesti, sistemi di allevamento e così via ma c’è poco da fare, il Piedirosso – vitigno campano complementare al più carico e possente Aglianico – è molto poco produttivo e si rivela decisamente difficile da gestire. Si è ambientato veramente bene solo a Napoli afferendo alle diverse denominazioni della zona come Vesuvio, Penisola Sorrentina, Campi Flegrei. Ed è proprio la zona di produzione dei Campi Flegrei che tendo a prediligere tra le aree di produzione vulcaniche di cui si discute tanto negli ultimi anni.

Vitigno indolente che produce vini tendenzialmente scarichi nel colore, di medio corpo e limitata incisività dei tannini (per questo, soprattutto in passato, usato in blend per “alleggerire” l’Aglianico) e che si affianca al Falanghina dei Campi Flegrei, altro vitigno molto rappresentativo del territorio con risultati completamente diversi da quelli riscontrati nella Falanghina del Sannio (prov. BN) dell’entroterra campano.

Il territorio ne imposta i tratti in maniera talmente incisiva da spingere Gerardo ed Emanuela (insieme sul lavoro e nella vita) a incentrare la comunicazione più sul territorio che sul vitigno. Questo, al di là dell’immagine aziendale, testimonia l’investimento di questa eccellente azienda sulla qualità intesa come lettura territoriale, che non a caso si riflette trasversalmente su tutta la linea. Difficile, infatti, selezionare le migliori interpretazioni aziendali. Più in generale, è evidente che le diverse espressioni di Falanghina dei Campi Flegrei giochino la propria identità su note chiaramente “minerali” al naso sulle quali possiamo discutere delle sfumature (cenere o fumo, pietra focaia o polvere da sparo) piuttosto che su note di frutto e simili (agrumi e foglie di agrumi) o fiori (bianchi oppure gialli nei bianchi più maturi) pur presenti. Inoltre, al palato, la salinità ne delinea così nettamente il profilo da renderli perfettamente riconoscibili (ricordando note marine o addirittura di ostriche) ma sempre in equilibrio con una trama ammorbidita dal contatto con le fecce fini su cui Gerardo punta molto. I rossi da Piedirosso pur assumendo anch’essi tratti diversificati a seconda dell’annata e delle scelte in vigna e in cantina com’è ovvio, si presentano spesso con frutti rossi e note terrose al naso, tutti di grande bevibilità ed eleganza, con buona tensione e – in alcuni casi – una sensazione amaricante che ne esalta la territorialità espressa bottiglia per bottiglia.

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