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Se ne parla da un po’ ma resta ancora una produzione di nicchia in un territorio meno noto della Campania e che quindi ha da offrire tutto il fascino della scoperta.

Mi riferisco al vitigno Aglianicone: tra i protagonisti della storia contemporanea del Cilento in prov. di Salerno, la zona di produzione più a sud della Campania e disponibile nelle denominazioni salernitane: Castel San Lorenzo (unica, al momento, che consente di indicare il vitigno “Aglianicone” in etichetta), IGP Colli di Salerno e Paestum, DOP Cilento.

 

AGLIANICONE: IL VINO

Quello che ne deriva è un vino piuttosto carico nella colorazione, tendenzialmente succoso con un tannino riempitivo più che aggressivo e un corpo snellito da un’acidità abbastanza vibrante ma mai prepotente. Si rende ovvia la necessità di filtrare il quadro generale rispetto alle singole interpretazioni così come alla specifica localizzazione delle diverse proprietà in un territorio tanto vasto quanto, inevitabilmente, variegato seppur sarebbe assolutamente prematuro pensare a una zonazione; inoltre, in questa fase, costituirebbe un forte limite all’espressività di ciascun produttore che è, invece, da preservare in ottica di sperimentazione e confronto reciproco.

 

ASSOCIAZIONE TERRE DELL’AGLIANICONE

È proprio all’insegna di una collaborazione costruttiva che è stata fondata l’associazione Terre dell’Aglianicone (A.T.A.), nata nel 2013 per valorizzare un vitigno protagonista del territorio fino all’arrivo della fillossera quando, al momento del reimpianto, furono preferiti altri vitigni nazionali nonché quelli internazionali allora ritenuti più appetibili sui mercati. Solo grazie al ritrovamento di una pianta in tempi più recenti si riparte con studi e micro-vinificazioni dedicati che ci portano oggi ad allargare lo spettro in favore di un potenziale identitario e qualitativo di grande interesse nonostante, per ora, si registri una produzione abbastanza limitata (circa 30 ettari).

 

AGLIANICONE: GLI ASSAGGI

Dopo una ricca presentazione organizzata presso il Museo della Dieta Mediterranea lo scorso giugno, ho nuovamente l’occasione di riprovare alcune bottiglie di Aglianicone con ulteriore affinamento in bottiglia sulle spalle, ecco alcune note.

  • “IL CANTO DELLA VIGNA” – IGP PAESTUM ROSSO 2013 – CANTINA RIZZO

Naso invitante con frutto maturo e succoso come prugna ma mai cotto, poi corteccia e foglie secche; a questo si aggiungono note speziate e fumose. Al palato è asciutto con un retro amaricante, impegnativo, resta una bella esperienza dopo ben 7 anni.

  • “ALBURNO ROSSO SELECTION” – IGP PAESTUM ROSSO 2015 – TENUTE DEL FASANELLA

Azienda di riferimento per tutto il territorio avendo puntato sull’Aglianicone e lavorandoci su da anni, con l’enologo Sergio Pappalardo. Brillante alla vista con un bouquet particolarmente stuzzicante: intenso e penetrante, ancora giovane con note di mirtillo e fragoline selvatiche, liquirizia pura e inchiostro oltre che un fiore rosso carnoso. La freschezza si combina a un tannino deciso ma integrato. Ottimi l’equilibrio, la tenuta e la bevibilità.

  • “QUERCUS” – IGP COLLI DI SALERNO ROSSO 2016 – TENUTA MACELLARO

Austero, denso, ombroso. Il frutto al naso è scuro e ben maturo, arricchito da note animali e di radici. Deciso, di corpo, il frutto si bilancia con una certa sapidità rendendolo un vino “gastronomico”, ancor più adatto a piatti ricchi come la selvaggina. Indiscutibile il potenziale di invecchiamento.

  • “INDIGENO” – AGLIANICONE DI CASTEL SAN LORENZO DOP 2017 – AZ. AGR. CARDOSA di Marco Peduto

Rubino di media trasparenza. Al naso è arioso ed elegante con note di lamponi e piccoli frutti rossi oltre a un delicato tocco floreale. Scorrevole al palato: fruttato con tannini molto ben gestiti e ben bilanciati da una maturità di frutto. Il corpo è alleggerito da una giusta dose di freschezza. Immediato, caldo e abbastanza lungo.

  • “MISTERIOSO” – IGP Paestum rosso 2017 – VITICOLTORI DE CONCILIIS

Violaceo di media trasparenza. Abbastanza intenso e stratificato al naso con sentori di marasca croccante, violetta selvatica, melograno e pepe. In bocca è teso, a un primo assaggio quasi più fresco che tannico. Acidità e tannino sono bilanciati da una media ma giusta concentrazione di frutto. Un vino goloso e molto bevibile.

 

AGLIANICONE IN DEGUSTAZIONE: NOTE GENERALI

Si conferma ancora una volta la non indispensabilità del legno che resta quindi una libera scelta del singolo produttore e relative interpretazioni finalizzate a specifici profili degustativi anche nel tempo.

Inoltre, ho notato che una “areazione” di diverse ore si è resa necessaria per apprezzare al meglio il profilo complessivo del vino in questione. Tutti i vini, nessuno escluso, si sono aperti ed espressi appieno addirittura il giorno dopo l’apertura della bottiglia.

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