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Tenuta di Saragano non è di certo nuova al panorama vitivinicolo umbro. Eventualmente è recente il nuovo assetto che oggi ritrova in sinergia Riccardo Pongelli Benedettoni e Ivan Vincareti per un nuovo corso aziendale ancor più a fuoco. Nel 2016, infatti, questa unione di competenze e di vigneti (già confinanti) diviene ufficiale con una visione territoriale che va oltre la produzione vinicola in sé includendo un’offerta eno-turistica grazie al wine resort la Ghirlanda.

tenuta di saragano

TENUTA DI SARAGANO:  breve intro

Siamo a Saragano, frazione del comune di Gualdo Cattaneo in provincia di Perugia, nel comprensorio di Montefalco dove si produce uno dei vini simbolo della regione: il Montefalco Sagrantino DOCG. Una tenuta di 220 ettari con 6500 olivi più seminativi, boschi e circa 12 ettari di vigneti collocati fino a 500 metri s.l.m., altitudine tra le più importanti di tutto il comprensorio. Essendo un corpo unico è facile immaginare quanto le vigne siano protette e, dato che l’età supera i 40 anni, anche auto-sufficienti, dunque resistenti; elementi che hanno portano naturalmente alla certificazione bio. I terreni calcareo-argillosi favoriscono struttura nonchè la formazione riserva idrica per il periodo estivo. Esposizioni e condizioni climatiche (di tipo prevalentemente sub-continentale) consentono una maturazione piuttosto lunga e omogenea nonchè importanti gradazioni alcoliche; la ventilazione si rende cruciale per la sanità delle uve.

La produzione attuale si aggira attorno alle 35.000 bottiglie annue con potenziale di crescita e include principalmente:

  • il bianco “Montacchiello”
  • un rosso IGT da Sangiovese e Merlot
  • Montefalco Rosso e Montefalco Rosso Riserva
  • il Sagrantino di Montefalco

Sono in lavorazione: Trebbiano Spoletino, Montepulciano e diversi cloni di Sangiovese. Inoltre, ma non tutti gli anni, viene prodotta la versione dolce del Sagrantino: Montefalco Sagrantino passito.

tenuta di saragano, le grotte

Oltre alla lavorazione in acciaio, per i bianchi e le fermentazioni, e le maturazioni in legno piccolo di secondo e terzo passaggio per i rossi, una volta in bottiglia i vini sono affinati in grotte: in una prima fase a condizioni (naturali) stabili per un riposo assoluto e poi sono trasferite in un’altra grotta che subisce uno minimo sbalzo termico e di umidità ai fini di una cauta maturazione. Raramente i vini presentati sono d’annata, l’obiettivo è quello di immettere sul mercato un prodotto piuttosto pronto e godibile. Sono infatti equilibrio e bevibilità le linee guida della produzione aziendale. Il risultato è entusiasmante: i vini di Tenuta Saragano mostrano controllo e personalità al contempo. Sanno di territorio ed esperienza, passione e stagionalità.

tenuta di saragano: vini in degustazione

TENUTA DI SARAGANO:  note di degustazione

Per i più curiosi, ecco qualche nota tecnica:

  • MONTACCHIELLO – Montefalco Grechetto DOC 2017. 100% Grechetto, solo acciaio.

Giallo dorato di media intensità. Bouquet evoluto di impatto immediato con note di nocciola tostata, agrume candito, pesca sciroppata e spezie dolci. Al palato è caldo e vellutato con note di pesca gialla e frutta secca e un equilibrio sostenuto da una leggera scia sapida finale. Godurioso e appagante.

  • UMBRIA ROSSO IGT 2018. Sangiovese e Merlot. Solo acciaio.

Rubino scarico. Naso sottile fatto di note di fragoline selvatiche, acqua di rose e un sentore di terriccio bagnato. Più rustico e rispondente a uve e territorio al palato: asciutto, scattante, di maggiore sostanza di quanto lasciasse immaginare al naso. Vino di pronta beva ma per nulla semplice o scontato.

  • MONTEFALCO ROSSO DOC 2015. Sangiovese, Merlot e Sagrantino; sui 12/18 mesi in barrique francesi usate.

Rubino di trasparenza medio-bassa. Al naso si impone con profumi di sottobosco come funghi e poi mora, infuso di violetta, liquirizia, fichi secchi e mentuccia a bicchiere vuoto. Al palato il tannino è ancora un po’ astringente ma controbilanciato da una bella concentrazione e dalla nota calda dell’alcool. Finale amarostico.

Il vino gioca ancora “in ritrosia”, si concede a sbuffi; probabilmente chiede ancora del tempo in bottiglia per una migliore integrazione. Lo riproverò più avanti.

  • MONTEFALCO ROSSO RISERVA DOC 2016. Stessa combinazione di uve ma con un 5% in più di Sagrantino; 24 mesi in barrique usate.

Ancora rubino di buona trasparenza. Al naso è subito castagna. Più arioso del precedente, più evoluto nonostante l’anno in meno, con note ulteriori di pot-pourri. L’alcool è molto ben bilanciato rivelandosi  solo indirettamente con note di liquore al caffè e ciliegia sotto-spirito. Avvolgente, strutturato e bevibile anche da subito.

  • SAGRANTINO DI MONTEFALCO DOCG 2014. Sagrantino 100%; 24 mesi di barrique usate (2 anni e più in bottiglia).

Vino di grande personalità ed un equilibrio sicuramente sostenuto dall’annata più fresca e piovosa che però, a queste altitudini, non ha causato grossi problemi.

Denso e penetrante con note di foglie secche, humus e tabacco che precedono quelle di paprika, arancia sanguinella, ribes e un tocco floreale. Incenso sul finale. Al palato si rincorrono tannino e acidità. Il tannino come dovrebbe essere: presente e deciso ma maturo. Un vino armonioso ed elegante grazie soprattutto a una perfetta definizione dei singoli elementi: un tannino disegnato, mai aggressivo, una freschezza ben dosata e una combinazione franca di aromi che lo rendono sobrio nella sua complessità.

  • SAGRANTINO PASSITO IGT 2019. Prima uscita, degustazione in anteprima. Vendemmia (molto) tardiva, solo acciaio.

Intenso nel colore e al naso. Profuma di melograno, uva sultanina, miele di castagno e salamoia. Al palato è dolce quanto basta e trova il suo equilibrio nella coerenza naso-bocca che si sublima in questo incontro apparentemente inconsueto tra la dolcezza dell’uva sultanina e la sapidità del ricordo delle olive verdi. Ciò che poi trovo ben integrato è il tannino. Goloso senza essere stucchevole, molto equilibrato.

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