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Leggevo recentemente su Il Sole24ore dell’andamento del mercato degli “spirits”. È trattato quasi come fenomeno negli ultimi anni grazie a numeri in crescita che non si sono arrestati nemmeno con l’emergenza sanitaria. È ben noto, da tempo, in mercati come UK e USA ma ormai la crescita è evidente anche in Italia. E pare resti protagonista il gin, con crescite a doppia cifra sia per valore che per volume e questo non può che aver stimolato la nascita di nuove e micro distillerie.

Ma, come spesso capita, questo fa da traino anche per prodotti più tradizionali come la nostra grappa (distillato di vinacce) ancora troppo spesso sottovalutata su mercati esteri perché ritenuta aromaticamente più debole rispetto ad altre categorie di distillati. Le nostre produzioni raccontano, però, una realtà molto diversa con prodotti accattivanti provenienti anche da zone meno note. Così mi è tornato alla mente un confronto con l’Istituto Tutela Grappa del Trentino che ha dato prova di eccellenza proprio grazie ad una degustazione grappe “crude” cioè non ancora terminate, da uve Pinot Nero allo Chardonnay o Traminer aromatico e Teroldego; cosa che ha reso ancora meglio l’idea di un potenziale di espressività straordinario. Dall’eleganza del Pinot Nero alla finezza dello Chardonnay; dall’esuberanza del Traminer alla decisione del Teroldego, ciascuna si è espressa con carattere fermo e distintivo.

Una bellissima prova, una grande conferma tutta italiana.

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