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È sempre un privilegio poter degustare vini di vecchie annate oltre che una sorpresa: è un regalo che il produttore offre, un viaggio nel tempo. Figuriamoci quando una produzione annuale si aggira intorno alle 2000 bottiglie per un vino da vigne di 200 anni in media.

Guastaferro è la realtà condotta da Raffaele Guastaferro con il supporto di Sebastiano Fortunato in cantina che prosegue una tradizione di famiglia dopo che il padre, Antonio, partecipa in prima linea alla costituzione della DOCG negli anni ’90. Dopo la laurea Raffaele prende le redini e decide di vinificare le proprie uve ma attenzione, tra i vigneti di famiglia, spiccano circa 1,5 Ha di piante con oltre 200 anni di età. Il risultato? È estremamente didattico: una concentrazione a supporto dell’equilibrio, di un vino tendenzialmente molto ricco in acidità e tannino, da manuale appunto.

Ho avuto di recente la possibilità di affiancare Eric Guido in una verticale in loco seppure riportare le note di degustazione mi sembra riduttivo. La scorrevolezza delle annate più recenti, l’armonia anche nelle annate più difficili come 2014 o 2018 per temperature basse, l’integrazione e la vividezza in quelle più vecchie, letteralmente dimenticate in cantina, hanno colpito a segno.

La gamma è semplice da presentare: oltre al più recente e raro Grecomusc’, ci sono l’aglianico dal nome Memini, Irpinia DOC (fermentazione in acciaio e pochi mesi in botte grande) e poi il Taurasi DOCG “Primum” che affina 14 mesi in botte grande (25Hl). Nelle migliori annate si rilascia anche il Taurasi Riserva DOCG esclusivamente dalle poche piante di 200 anni per un totale di circa 10 mila bottiglie l’anno.

guastaferro – verticale di taurasi

AGLIANICO 2020:

Vino introdotto da Raffaele per offrire una proposta più snella e immediata (anche nei tempi) rispetto al Taurasi. L’annata è stata piuttosto regolare, le difficoltà sono derivate dalla pandemia.

Naso intenso di frutto maturo e spezie per un assaggio avvolgente ed equilibrato con un bellissimo finale fruttato.

TAURASI 2018:

Carico alla vista ma non impenetrabile con profumi di frutti di bosco, cannella e chiodi di garofano, sandalo, paprika e poi tabacco. Al palato è succoso e verticale vista l’annata fresca, piuttosto persistente.

TAURASI 2017 RISERVA:

L’annata calda si fa sentire tramite la potenza ma l’equilibrio di frutto maturo e tannino con il supporto più timido dell’acidità si fa strada tra le note di frutto nero quasi in confettura.

TAURASI 2016:

Annata piovosa che ha reso il naso più sottile ma estremamente fine per un sorso giovane e molto integrato. Il tabacco torna a bicchiere vuoto con la torrefazione rendendosi un filo conduttore tra i diversi assaggi.

TAURASI 2011:

Molto calda ma anche una di quelle che sta dando moltissime soddisfazioni. La prugna e il pot-pourrì annunciano un palato asciutto e poderoso.

TAURASI 2008:

Annata regolare e ben riconosciuta che inizia a raccontare il tempo con sentori balsamici insieme a caffè. Rosa appassita e confettura di marasca per un sorso tipico e integrato, morbido e lungo.

TAURASI 2007:

Il padre non riuscì a vendere tutte le uve così decide di tenersi e vinificare quelle dalle vigne vecchie; oggi l’assaggio è estremamente intrigante con note di amarena e cioccolato per un sorso goloso e rotondo seppur dal tannino austero.

TAURASI 2004:

Un’altra manciata di bottiglie dimenticate in cantina e scoperte quasi per caso. Il mio calice preferito: armonico, in forma smagliante, profondo e rinfrescante al naso per un assaggio strutturato, materico ma succoso al contempo dal finale salino che allunga la beva.

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