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Il film “Barolo Boys” è in arrivo, in primavera.

Per scoprire di più su un territorio, sulle eccellenze e sulla cultura.

scopri di più qui: http://www.baroloboysthemovie.com/.

Langhe, Piemonte meridionale, estate 1986.
A due mesi dallo scandalo del metanolo che ha sconvolto il mondo del vino, il 5 giugno una devastante grandinata spazza via i migliori vigneti della zona del Barolo, mettendo in ginocchio un settore già provato. Per un manipolo di visionari produttori è giunto il momento di reagire: bisogna rompere con la tradizione dei padri (anche a costo di gesti eclatanti, come il diradamento notturno dei grappoli), aprirsi alle tecniche moderne e stabilire un nuovo patto con la terra.
Nel 1990 il New York Times userà l’espressione “Barolo Boys” per descrivere questi giovani vignaioli che hanno preso in mano il proprio destino e cambiato il modo di produrre e presentare il vino delle Langhe. Quelli che seguono sono anni di escalation inarrestabile: i viticoltori diventano star acclamate da pubblico e critica, nelle Langhe arrivano a frotte i turisti stranieri e un flusso inesauribile di fama e denaro invade le colline che furono della miseria e dell’abbandono.
Negli anni Duemila, complice la crisi internazionale e lo stesso, enorme successo raggiunto troppo in fretta, l’entusiasmo iniziale lascia il posto al riflusso, mentre questioni ambientali, etiche e stilistiche irrompono nel dibattito interno ai barolisti, spezzando lo spirito di squadra dei primi tempi.
Irrompe la polemica tra modernisti e tradizionalisti, riassunta nel famoso “No Barrique” di Bartolo Mascarello, e le scelte di critici e consumatori sembrano allontanarsi da quelle dei Barolo Boys.
Intanto una nuova generazione di produttori, erede dei pionieri che cambiarono le regole nei memorabili anni Ottanta e Novanta, reclama spazio ed è pronta a prendersi sulle spalle il futuro delle Langhe, assumendosi l’impegno di rilanciare il percorso intrapreso.

 

 

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