Print Friendly, PDF & Email

 

Proprio in questi giorni stiamo sentendo parlare del fiume Orcia e di alcuni danni ambientali ma spesso in riferimento al più celebre Brunello. Non dimentichiamo che proprio in Val d’Orcia è presente la piccola denominazione “Orcia DOC” la quale si vanta di produrre “il vino più bello del mondo” grazie al riconoscimento di gran parte del Parco della Val d’Orcia come Patrimonio dell’Umanità Unesco (2004).

Una bellezza che si riflette nel bicchiere il quale, a sua volta, si rende cartolina liquida del suo territorio d’origine. Un territorio difficile da catalogare se pensiamo alla notevole diversificazione che lo caratterizza già solo in termini di altitudini e composizione dei suoli: si parte dai 200 m s.l.m. a salire dove, nelle zone a minori altitudini, abbiamo una maggiore presenza di argilla. Si passa poi dalle rocce sedimentarie con scheletro in prossimità del fiume (Orcia) a incursioni vulcaniche nei pressi del vulcano Amiata o ai fossili nei pressi di Pienza. Il clima è freddo e per questo, in passato, principale ostacolo al successo della viticoltura ma con il cambiamento climatico che ha ridotto notevolmente il rischio di gelate primaverili si è registrato un cambio di passo importante anche segnato dalla creazione dell’Orcia DOC che oggi prevede la presenza di 60 cantine.

Il protagonista è ancora il Sangiovese previsto per almeno il 60% nell’Orcia DOC e almeno il 90% nell’Orcia Sangiovese (le 2 principali versioni che troviamo in etichetta), entrambi disponibili nella versione Riserva (quindi invecchiato più a lungo). La denominazione Orcia prevede anche le tipologie Bianco, Rosato e Vin Santo.

 

alcuni dei vini orcia doc in degustazione

A seguito della degustazione di novembre organizzata dal Consorzio con degustazione guidata da Gabriele Gorelli, ecco alcuni dei miei migliori assaggi:

  • “Troccolone” Orcia Sangiovese DOC 2018 di Capitoni
    Tra i primi ad usare l’anfora.

Vino giovane e vinoso che suggerisce note di frutta rossa croccante come marasca e melograno insieme a violetta selvatica e liquirizia. Fresco, scattante e sapido, giustamente tannico. Da riprovare fra qualche mese

  • “di Testa mia” Orcia Sangiovese Riserva 2015 di Poggio Grande
    Azienda giovanissima con vino frutto dell’estro di Giulia, figlia del titolare, la quale nel 2015 chiede di produrre “di testa sua”.

Il vino è complesso con sentori di legno di cedro e macchia mediterranea che rinfrescano un manto di ciliegia sotto spirito, cioccolato e nocino. Coerente al palato, pieno ma comunque equilibrato da una buona freschezza. Retro tostato

  • “Cenerentola” Orcia DOC 2016 di Donatella Cinelli Colombini
    Eccellente esempio di finezza e scorrevolezza. Al naso è stratificato con suggestioni di erbette officiali, mon-cherry, paprika e sandalo. Al palato è vivace con un tannino di ottima qualità, invita al secondo sorso
  • “Memento” Orcia DOC Riserva 2013 di Olivi
    Vino in controtendenza che prevede l’uso di uve internazionali (60% Sangiovese, 40% Syrah). I primi a produrre un Orcia bianco DOC.

Un concentrato di amarena, pepe nero e una leggera tostatura con soffi di radici. Un vino “caldo” e morbido e, aggiungo, “disegnato”: preciso, equilibrato e accogliente.

 

Una denominazione ancora giovane, alla ricerca di se stessa che potrebbe riservarci delle sorprese grazie alla richezza del territorio nel suo insieme anche noto per il tartufo bianco (delle  crete senesi) che abbiamo avuto modo di abbinare ad alcuni di questi vini con grande soddisfazione.

zuppa di fagiano con tartufo bianco delle crete senesi

Condividi: