Print Friendly, PDF & Email
  • Curiosità

Come abbiamo letto più volte e come io stessa ho affermato, nel titolo di questo articolo e in diverse occasioni, l’Irpinia è la Campania che non ti aspetti. Senza mare e senza sole è nella parte interna della regione con un clima autunnale praticamente identico a quello di regioni settentrionali. Non a caso, il fatidico Taurasi (rosso pregiato della zona) viene spesso confrontato al Barolo ed io stessa ho scritto a riguardo.vigne ciro

Invece quando si parla di Campania, soprattutto all’estero, si pensa alla costa, ai limoni, a Napoli, ai pomodori, al pesce e magari al Vesuvio, alle isole. Ecco perché trattare dell’intera regione in una volta sarebbe particolarmente dispersivo.

Recentemente ho trascorso una splendida giornata sul versante irpino, terra ricca, ricchissima, di prodotti, tradizione e vini! Aziende storiche e aziende giovani, cantine che offrono numerosi prodotti e altre che si sono specializzate in una o 2 uve. Ci sarebbe da scrivere per giorni, settimane. Inizio con 2 aziende, molto diverse per tanti motivi che scopriremo insieme; prima, però, procedo con qualche breve informazione sulla zona di produzione e sulla comunicazione come da prassi su questo blog.

  • Territorio

ingresso feudiSi tratta di una zona collinare a tratti montuosa con tanto verde a differenza di ciò che ci si aspetta dai paesaggi meridionali. I vini sono coltivati ad altitudini che si aggirano tra i 300 e i 600 metri s.l.m. Il clima si caratterizza per piogge abbastanza abbondanti, inverni rigidi e spesso nevosi, estati miti. Non solo, una delle caratteristiche fondamentali è la presenza di ottime escursioni termiche tra giorno e notte che consentono una maturazione ottimale delle uve insieme ad una buona ventilazione che ne garantisce la sanità.

  • Uve e vini

Nonostante si tratti di un’area comunque limitata in estensione, 3 delle 4 DOCG campane sono qui concentrate: i 2 bianchi Fiano di Avellino, Greco di Tufo e il rosso Taurasi (da uve Aglianico). Uve e vini oggi di pregio diffusamente riconosciuto ma che hanno rischiato l’estinzione  a seguito della fillossera (insetto che ha creato notevoli danni alle radici della vite in tutta Europa tra fine 800 e inizio 900) e che sono state recuperate e valorizzate dalla famiglia Mastroberardino, ancora oggi protagonista della viticoltura in Campania.

Vini bianchi di eccezione e autoctoni come pochi altri bianchi importanti in Italia: Fiano di Avellino e Greco di Tufo sono bianchi di personalità e struttura, che chiedono cibo e coniugano ricchezza, freschezza e mineralità grazie ad un’influenza vulcanica dovuta alla vicinanza del Vesuvio. Vini bianchi anche longevi direi, in particolare il Fiano di Avellino, che è uno degli esempi frequenti di bianchi che possono invecchiare. Il Taurasi è, invece, il rosso pregiato del sud oserei dire, tra i migliori di Italia e super premiato anche all’estero. Un rosso fine, spesso setoso, di corpo, complesso e molto longevo.

Scontato parlare di abbinamento cibo-vino dato che questi vini hanno una certa struttura e una bella carica, oltre al fatto che la tradizione culinaria locale è estremamente ricca e affascinante.

Feudi di San Gregorio, the company

Feudi di San Gregorio, the company

 

  • Comunicazione

A tal proposito mi rifaccio ad una recente intervista rilasciata ad un web-magazine che si occupa proprio del territorio irpino (Orticalab) che mi chiedeva impressioni sul territorio in termini di comunicazione e con uno sguardo al panorama internazionale.

Ecco il link: http://www.orticalab.it/La-California-vi-invidia-il-mondo

oppure scarica il PDF qui: orticalab giu15

 

  • Cantine

In questa singola giornata mi sono dedicata a 2 cantine molto diverse tra loro per numeri e produzione e che, per questo motivo, riescono a dare un quadro ampio della zona. Non mancherò di integrare questo  breve report con la recensione di altre stupende realtà.

crea la tua etichetta

crea la tua etichetta

FEUDI DI SAN GREGORIO

Azienda conosciuta su scala internazionale che negli ultimi 30 anni si è conquistata un posto di rilievo e non solo per la produzione campana. Con grandi attivismo ed energia riesce a stupire con produzioni e investimenti sempre nuovi, puntando molto su un’efficace comunicazione che offre spunti, idee regalo, connubi con arte e territorio. Con una produzione in Campania che si aggira intorno ai 3,5 milioni di bottiglie, trascina il nome dell’Irpinia in tutti gli angoli del globo.

L’azienda, come si presenta attualmente, ha uno stile moderno ed è stata realizzata da un architetto Giapponese nel 2004: al piano terra, all’esterno, ci sono le rose e c’è l’orto che funge anche da copertura ideale (per temperatura e umidità) alla bottaia sottostante. Questo stile moderno è stato scelto appositamente per diversi motivi, innanzitutto perché si tratta di un’azienda comunque giovane così ha voluto differenziarsi da altre della zona; inoltre lo stile innovativo diventa anche simbolo di un rinnovamento, stile che si rispecchia nelle etichette minimali e nelle

giardino di rose dei feudi di San Gregorio

giardino di rose dei feudi di San Gregorio

campagne di comunicazione. Tra queste quelle del Dubl, la linea di spumanti metodo classico, prodotto che ha una brand manager dedicata per lo sviluppo, ad esempio, di diversi format così come oggettistica brandizzata. Numerose le idee regalo: dalla confezione Lego, alle latte francesi, la nota agenda Moleskine dedicata ai Feudi per prendere note di degustazione, le bottiglie di cui personalizzare le etichette e molto altro.

Ma veniamo ai vini! Questi sono davvero tanti e consiglio di collegarsi al sito (qui) perché sono ben organizzati per vitigno. Io lascio le mie impressioni circa i vini degustati di recente. Mi colpisce la FalanghinaSerrocielo” dal gusto pieno ed equilibrato così come la riconoscibilità del Fiano di AvellinoPietracalda”. Quasi superfluo soffermarsi sul Taurasi “Piano di Montevergine” tra le selezioni più apprezzate e di cui ho provato di recente l’annata 1997, annata ottima che ha regalato un vino di grande

morbidezza e piacevolezza, setoso e avvolgente, di buona complessità con note che variano dai frutti neri in confettura alle spezie e al tostato con finale balsamico. Molto molto interessante il “Campanaro” (blend di Fiano e Greco) con sentori di candito e un tocco fumè. Ma come anticipavo gli investimenti sono tanti anche fuori regione e così troviamo un’azienda in Basilicata (Basilisco), l’azienda Cefalicchio (azienda biodinamica in Puglia) di cui apprezzo molto i bianchi. E sempre in Puglia c’è Ognissole con la produzione del PrimitivoEssentia” molto interessante. Mi piace sottolineare anche la produzione di vini Kosher di cui ho scritto di recente, un bianco (da Fiano di Avellino) e un rosso (da Aglianico) che mi piace molto e credo cercherò più spesso!

Ciro nelle vigne

Ciro nelle vigne

CIRO PICARIELLO

Se incontri Ciro ti innamori dell’Irpinia, dei vini e ne diventi amico per sempre. Questo viene prima della produzione, della qualità dei vini, cru, sottozone e tutto quanto concerne l’attività professionale. Ciro e la sua famiglia ti accolgono in casa propria e non per modo di dire e se ci capiti ad ora di pranzo non esitano ad offrirti un posto a tavola.

Questa azienda è ancora più giovane, possiamo dire che nasce nel 2004. La produzione è di circa 50.000 bottiglie e quasi tutte di Fiano di Avellino. Uno scenario opposto a quello precedente, con una filosofia diversa e volta all’eccellenza assoluta di un vitigno di potenza ed eleganza, versatilità e longevità come amo ripetere. Dunque la produzione si concentra sul Fiano di Avellino che lui alleva in 2 cru e combina alla perfezione.

Il lavoro di selezione importante inizia in vigna, continua in cantina e finisce nel commerciale dove possono permettersi di scegliere i propri interlocutori. Il 70% di questi vini è ampiamente apprezzato all’estero e non mi meraviglio.

Il Fiano di Ciro Picariello riesce a distinguersi in ogni occasione: riconoscibile, territoriale, con nota tostata e di pesca bianca, di freschezza ben integrata. Questo se bevi un’annata corrente. Io ho avuto la fortuna di provare anche l’annata 2006 che caccia fuori il vero Fiano di Avellino, con le sue note di frutta secca e nocciola, in bocca lascia note di albicocca matura e grande

fiano 2006 di Picariello

fiano 2006 di Picariello

persistenza con retro tostato. L’evoluzione è ottima, bella complessità. E poi questo spumante, dopo essersi lasciato alle spalle la disavventura con Veuve Clicquot che lo accusava di essersi avvicinato troppo all’etichetta della nota azienda di Champagne, torna alle origini con un’etichetta semplice ed efficace. Il suo “Brut Contadino” nasce non sboccato (quindi con i lieviti al suo interno e confezionato a testa in giù in modo da facilitarne l’eliminazione all’apertura per chi volesse eliminare i lieviti presenti in bottiglia); ma poi evolve anche in una nuova versione: un metodo classico a tutti gli effetti con tanto di sboccatura. Li ho provati entrambi e con le dovute differenze li ho apprezzati moltissimo. Freschi al punto giusto, piacevoli e che invitano ad un secondo sorso prima del terzo e del quarto!

Condividi: