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È in corso un’evoluzione nel mondo del Teroldego: fa leva sulla forza della squadra, sull’energia dei giovani, sull’orgoglio del territorio e sulla potenza storica della tradizione. Proprio quelle matrici reclamate, in generale, nel mondo vino italiano (e non) affinchè resti a passo coi tempi. Teroldego Evolution o Revolution – a seconda di come si lo si vuole leggere – è un’associazione di 11 giovani vignaioli trentini che uniscono le forze puntando tutto sull’unicità del proprio territorio, la piana rotaliana, e il vitigno di riferimento: il Teroldego, ambendo (chissà) alla DOCG, in sostanza già perseguita dato il recente accordo di importante riduzione delle rese rispetto alla già esistente DOC. Un rosso identitario e affascinante che si presta alle diverse interpretazioni stilistiche dei produttori e che si presenta, così, in forma più concentrata o più snella a seconda dell’intento finale senza rischiare di perdere il suo appeal.

Ne ho incontrati alcuni di questi (giovani) produttori e non ho potuto fare a meno di apprezzarne entusiasmo, orgoglio territoriale e famigliare.

emilio foradori

FORADORI

Emilio, figlio della mitica Elisabetta, ne ha ereditato coraggio e determinazione con i risultati (per azienda e territorio) che tutti  conosciamo. Dal 2003 sono biodinamici ispirandosi al bosco dove non c’è nessun intervento eppure vige un equilibrio perfetto. La tradizionale pergola trentina è ancora il sistema preferito ma l’attenzione alle rese e alla biodiversità garantiscono la qualità che un tempo rischiava di essere casuale. Fermentazioni spontanee, cemento per i vini più “leggeri” da suoli sabbiosi, acciaio o, ancora, il legno per quelli più “forti” così come sperimentazioni in anfore (di ispirazione spagnola) definiscono un quadro sostenuto da un progetto più che chiaro e volto alla massima “naturalezza”.

pergola trentina system

Circa 150 mila bottiglie l’anno per 7 etichette in buona parte esportate. Tra i miei preferiti: è intrigante il Manzoni Bianco 2017 “Fontanasanta” (IGT, affinato in legno di acacia), pieno e gradevole, ‘ingrassato’ da un tocco di Pinot Bianco, ad ogni modo snello e lungo con il ritorno di quelle note floreali e idrocarburiche insieme già avvertite al naso. “Foradori 2016” (Teroldego IGT, affinato e parzialmente maturato in cemento prima del legno) è il mio preferito con frutto definito e intenso come la fragola mista a fumo e sottobosco leggero; morbido asciutto ed equilibrato con grande freschezza. E poi il Granato 2016 (Teroldego IGT che fermenta e matura in legno), più aereo con confettura di frutti di bosco, noce moscata e tabacco. Territoriale e succoso nonstante una maggiore materia. Tecnicamente parlando: vini che… si finisce la bottiglia!

endrizzi

ENDRIZZI

La professionalità e lo stile di Daniele Endrici (perché è questo il nome originale della famiglia poi evoluto nel tempo in “Endrizzi”) non rischiano di soffocare la voglia di confronto ed evoluzione e si incastrano alla consapevolezza di chi segue un percorso con fondamenta storiche di successo ben piantate. Tutti gli ingredienti di un’azienda di classe in località Masetto (“piccolo maso”) che ha saputo rinnovarsi e che offre una linea varia senza però disperdere sapienza e finezza in circa 24 etichette per una produzione sulle 600.000 bottiglie l’anno incluse quelle della tenuta in Maremma (Serpaia) e dove la linea “Masetto” è la più alta con un rappresentante per ciascuna categoria spaziando dagli spumanti Trento DOC alla linea classica cioè quella incentrata sui vitigni tradizionali e infine ai blend con vitigni internazionali. Oltre ai sottili ed elegantissimi Trento DOC così come ad un fluido e rappresentativo Masetto bianco (IGT 2016, Chardonnay e Riesling Renano) trovo interessante soffermarmi sulle diverse versioni che ruotano intorno al Teroldego, tutte di spessore. Il Masetto Nero è la versione storica in cui il Teroldego incontra Merlot e Cabernet Sauvignon (IGT 2015): dal naso invitante, pungente e dolce così come fruttato e vegetale per offrire un sorso succoso ed equilibrato. Il Masetto Due (2015) è invece la lettura dell’ultima generazione, quella di Daniele e della sorella Lisa che scelgono Teroldego e Cabernet (2 autori, 2 uve): morbido e fresco al contempo, goioso e di grande bevibilità; fino al Gran Masetto (2015) che – come da etichetta – è un “Teroldego & Teroldego” dato l’appassimento di parte delle uve che lo rende complesso e fine, morbido e armonioso. Le note di sandalo e vaniglia si combinano al mirtillo e a un tocco vegetale, ma vuole ancora tempo per riposare.

castel gottardo

MARTINELLI

Andrea Martinelli si chiama proprio come il nonno ed è alla guida di una delle realtà più giovani dell’associazione in quanto è solo nel 2009/2010 che inizia a riprendere le fila di una produzione, una struttura e una tradizione che – in realtà – affonda le radici già nell’800 e legata – in qualche modo – ad una delle note famiglie della zona (Firmian). Ai piedi del monumentale Castel Gottardo, Andrea e il fratello con pochi ettari si focalizzano quasi esclusivamente sul Teroldego ma stravolgendo alcune delle tradizioni locali (a partire dal dimezzamento delle rese). Qui il Teroldego si esprime con maggiore potenza e concentrazione col supporto del legno e del calore alcolico, elementi che contribuiscono a donare un certo potenziale così gli esperimenti che oggi si fanno in cantina reggeranno a lungo per illuminare la strada di un progetto partito per il verso giusto. Così, mentre il Teroldego Rotaliano DOC 2015 (di cui solo una percentuale minoritaria matura in legno: parte tonneau, parte botte grande) si presenta profondo con amarena e legno di cedro, succoso e supportato da un tannino ben lavorato, il 2014 è già molto più aperto e balsamico. Il “Maso Chini” 2015 (Teroldego Rotaliano DOC, matura per il 50% in legno nuovo e 50% di secondo passaggio) diventa penetrante con note di liquirizia, visciole, pepe nero e sandalo; sapido al palato. Una tenuta da libro di storia con tutto il fascino che ne deriva, vissuta adesso da uno spirito nuovo volto a coinvolgere e avvicinare al vino in modo spontaneo: è quello che riescono a fare i Martinelli e che si sono prefissi quando oggi, dopo anni, hanno riaperto quel portone o macchina del tempo che dir si voglia.

teroldego by martinelli

 

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