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Curiosità

Spesso quando scrivo qualche recensione su zone di produzione, faccio diverse specifiche: già nel titolo inizio a chiarire l’esatta posizione o il tipo di vino se, questo, è più noto. Mi sa che in questo caso non è necessario!

“Champagne” è bollicine di altissima qualità. Champagne è l’area di produzione dello stesso, padre di ogni altro Metodo Classico nel mondo (per metodo classico intendiamo seconda rifermentazione in bottiglia che chiariremo in seguito).

È una tappa da non perdere, un territorio e dei paesi affascinanti e coinvolgenti con pezzi di storia e visite da non perdere. Lo consiglio a tutti, anche i non “addetti ai lavori… del vino”. Reims, in particolare, merita il viaggio, quantomeno per visitare la monumentale e imponente Cattedrale Cathédrale Métropolitaine de Notre-Dame de Reims, esempio straordinario di arte gotica in Europa. Qui si sono svolte le incoronazioni di tutti i re di Francia. Così come il delizioso paesino di Hautvillers dove si può accedere alla chiesa che custodisce le tombe di Dom Perignon e Dom Ruinart, padri celebri dello Champagne.

Una volta a Reims, raggiungibile in treno (alta velocità) da Parigi, è possibile raggiungere facilmente e a pochi passi alcune note maison come ad esempio Taittinger, Ruinart, Veuve Clicquot anche per visitare le fascinose cave di craie, cave scavate per recuperare il materiale con cui costruite le strutture sovrastanti e divenute cattedrali del vino come mostrato nelle foto.

Storia

  • Pare che l’origine della viticoltura nella nota zona Champagne sia antica e che tra il 1200 e il 1300 si producessero bianchi (da uve bianche) che risultavano spesso con eccessiva acidità, e poi vini rossi spesso confrontati con altri rossi francesi senza riuscire a reggere il confronto.
  • Tutto cambia quando si inizia a produrre vini bianchi dalle uve nere (siamo intorno al XVII secolo): vini frizzanti naturali soprattutto se imbottigliati a marzo (con la primavera le temperature si alzavano e ripartiva la fermentazione che trasformava gli zuccheri in alcool e anidride carbonica). È per questo che gli inglesi cercano di attribuirsene la scoperta dato che, essendo fedeli acquirenti di questo vino, usavano acquistarlo e imbottigliarlo in bottiglie più resistenti di quelle usate in Francia, le bottiglie in Primavera rifermentavano e scoppiavano dando l’idea agli inglesi di aver inventato lo Champagne. Ma probabilmente, è più romantica la versione dei francesi che ringraziano Dom Pérignon per gli studi sugli assemblaggi delle diverse uve (le famose cuvée che si usa fare ancora oggi), sul tappo di sughero che potesse meglio trattenere la spuma e così via.

    tour in champagne

    tour in champagne

  • Così come Dom Ruinart che fonda la prima Maison nel 1729.
  • Pare sia stata poi la Vedova Cliquot, ossessionata dai vini “sporchi” (cioè non limpidi, data la presenza di lieviti aggiunti per il tipico processo di produzione del vino spumante) ad inventare la pupitre (una sorta di cavalletto in legno con buchi per contenere le bottiglie, al fine di raccogliere i residui dell’operazione in bottiglia nel collo e poi eliminarli). È sempre lei a sperimentare i vini rosati, pare abbia inizialmente chiesto le uve alla Romanée-Conti che si rifiutò!

Territorio e uve

pupitre

pupitre

Siamo a circa 140 Km a est di Parigi, con circa 34.000 ettari coltivati. Il clima è oceanico con influenze continentali che consente lo sviluppo di un alto livello di acidità, fondamentale per questo genere di vino. Tutta la Champagne si suddivide però in diverse aree di produzione, ciascuna dedita alla produzione di una sola uva tendenzialmente, le uve utilizzate singolarmente o assemblate tra loro per la produzione di Champagne:

  • Montagne de Reims:dove si produce Pinot Noir
  • Vallée de la Marne : Pinot Meunier
  • Côte des Blancs e Côte de Sézanne per Chardonnay
  • Côte des Bar : Pinot Noir

I terreni sono, quindi, diversi, ma spesso caratterizzati dalla famosa “craie”, il gesso della Champagne che caratterizza anche le famose cave in cui oggi molte delle grandi aziende custodiscono preziosamente le bottiglie offrendo tour suggestivi.

Dei vigneti esistenti solo il 10% appartiene alle grandi maison che tendono a mescolare uve di tutta la regione per i propri vini; la restante parte appartiene a piccoli produttori che sono sempre più apprezzati.

Ma udite, udite, sono in corso piani di espansione: le autorità stanno valutando la proposta di accogliere 40 nuovi villaggi nella denominazione. Nel caso, le aree non saranno disponibili prima del 2017.

 

Lo Champagne

Lo Champagne non è caro ma è costoso! Il prezzo è da giustificare se si pensa che solo le uve necessarie per produrre una

cattedrale reims

cattedrale reims

bottiglia possono costare anche 10€!

Si tratta di un assemblaggio di più uve (2 o 3 delle uve sopra menzionate) o prodotto da una sola di queste e può essere bianco o rosato. Il bianco viene prodotto da uve bianche o anche da uve rosse (attuando una vinificazione in bianco, evitando il contatto del mosto con le bucce queste non rilasceranno colore).

Il rosato può essere prodotto come rosè: vini di base bianchi a cui si aggiunge una piccola quantità di vino rosso (ottenuto da pinot menier o da pinot nero). Oppure il rosato si ottiene da un altro sistema che li definirà Rosé de saignée che prevede l’utilizzo di Pinot Menier e/o Pinot noir che però vengono fatti macerare a contatto con le bucce per poche ore, le quali rilasceranno il proprio colore.

La reputazione di ogni azienda si basa sui vini “senza annata”, la miscela si fa non solo con uve diverse ma anche di annate diverse, lo scopo è quello di offrire sempre lo stesso prodotto anno dopo anno. I vini “non-vintage” si distinguono, evidentemente, dai millesimati, per i quali invece si prediligono le uve di una sola annata (quindi indicata in etichetta) in quanto di particolare valore.

IL METODO DI PRODUZIONE, in molti, lo conosciamo già: lo Champagne è il padre di quello che in Italia chiamiamo Metodo Classico e che prevede la rifermentazione del vino in bottiglia (processo che, semplificando, distingue il vino spumante da quello fermo, classico): si aggiungono lieviti e zuccheri in ogni singola bottiglia che produrranno anidride carbonica e, quindi, le nostre bollicine. Dopo un certo periodo, si procede al cosiddetto “remuage”: operazione di rotazione e spinta della bottiglia da una posizione più o meno orizzontale ad una verticale al fine di far depositare i residui della rifermentazione nel collo della bottiglia che sarà, quindi, ghiacciato determinando la formazione di un tappo solido che sarà espulso causando –data la

cave at ruinart

cave at ruinart

pressione interna alla bottiglia- una perdita di liquido poi rimpiazzato da altro spumante base o da questo + zuccheri (la quantità di zuccheri determinerà la tipologia dal più secco al più dolce: pas dosé, extra brut, brut, extra dry, sec, demi sec, doux). Questa processo si realizza a mano per mezzo delle “pupitre” (vedi foto) oppure, come sempre più aziende fanno, meccanicamente.

Lo Champagne è tra i vini più longevi e versatili come non tutti immaginano. Basta sapere scegliere.

 

Comunicazione

Anche nel caso dello Champagne (come accennavo nel focus relativo alla Borgogna) trovo superfluo sottolineare l’alto livello di comunicazione e l’immagine che caratterizza questo prodotto. Lo Champagne non è solo una tipologia di vino, è uno status, è arte ed elemento culturale. Ciò che però mi piace portare alla luce è l’eleganza della comunicazione: dalle bottiglie al simbolismo intrinseco che ha convinto il mondo, tutto senza cadere (quasi) mai nell’eccesso e, quindi, nella caduta di stile che un eccesso di promozione a volte può causare, comunicando un messaggio più spinto verso l’interesse commerciale che altro.

Forse gli obiettivi della comunicazione di oggi si rivolgono al lancio di un messaggio solo apparentemente semplice: lo Champagne è un prodotto da bere a tutto pasto e non solo per le occasioni speciali. Ma mi piace aggiungere che non serve, per forza, andare su grandi nomi, scegliendo bene ci sono piccole maison con prezzi abbordabili che offrono dei prodotti ottimi.

In termini di accoglienza, c’è da fare opportune distinzioni anche a causa del fatto che  non sempre i francesi godono della massima simpatia rischiando di apparire arroganti, salvo rompere quel muro iniziale che ti porta di fronte a tutte le bottiglie della casa aperte di fronte a te! Quindi da un lato ci sono le grandi maison dove l’accoglienza è assolutamente strutturata ma il tour diventa turistico quindi, per gli addetti ai lavori, serve ricorrere ad altre strade. Ad ogni modo, in questi casi, è consigliabile prenotare un tour che includerà anche la degustazione di qualche prodotto.

chiara giorleo in champagne

chiara giorleo in champagne

Detto questo vorrei, invece, soffermarmi sulla corretta lettura dell’etichetta:

  • DOSAGGIO E ZUCCHERI: “Brut nature/zero dosage” (senza zuccheri aggiunti, quantità, totale <3g/L); “Extra Brut (molto secco, da 0 a 6 g/L); “Brut” (secco, fino a 12 g/L); “Extra sec” (abbastanza secco, da 12 a 17 g/L); “Sec” (poco secco, da 17 a 32 g/L); “Demi-sec” (Abboccato, da 32 a 50 g/L); “Doux” (tendente al dolce, >50g/L):

In ogni caso le versioni più secche dal nature al brut sono quelle più rappresentative.

  • INFO SULL’ETICHETTA: “Blanc de Blancs” (Champagne prodotto solo con uve bianche, quindi Chardonnay); “Blanc de noirs” (prodotto solo con uve rosse); Cuvée (miscela); NV-Non Vintage (vini di diverse annate); Vintage (millesimato, vino di una singola annata); Réserve (non ha un significato specifico, in genere la cantina utilizza l’espressione per indicare una produzione speciale).
  • SIGLE SULLE BOTTIGLIE: NM-Négociants-manipulant (produttore che acquista uve all’ingresso); RM-récoltant-manipulant (viticoltore che imbottiglia il suo vino!); CM-Coopérative de manipulation (cooperativa); RC-Récoltant-coopéerateur (viticoltore che vende il vino prodotto da una cooperativa); MA-Marquee d’acheteur (marchio del compratore).

 

Le cantine

I prodotti sono infiniti, tanti degustati in occasione di degustazioni guidate, eventi e così via, ma qui mi soffermerò su alcune delle cantine visitate anche per riportare qualche impressione sulla casa e il tour.

Non mancherò di tornare ed integrare il report.

JACQUESSON

Accoglienza superba, abbiamo speso qualche ora tra vigne, cantine e degustazione. Jean-Hervè Chiquet è stato tremendamente gentile ed esaustivo, colgo quindi l’occasione per ringraziarlo ancora. Si tratta di un marchio prima di grandi numeri ma che, di recente, ha cambiato rotta a beneficio di una maggiore finezza.

Tra i miei champagne preferiti, non c’è dubbio. Di carattere e personalità; qui non hanno paura di offrire al mercato prodotti diversi di anno in anno se l’annata cambia pur apprezzando e sottolineando l’unicità di stile dello Champagne in generale che prevede una bottiglia “classica”, la cuvée, che garantisce lo stesso prodotto ogni anno.

Strepitosi i 733 Degorgement Tardif Extra Brut così come il “single vineyard” di Pinot noir di colore carico, con riflessi quasi bronzo, perché il Pinot noir ha rilasciato qualcosa nel corso della lavorazione e non hanno voluto correggerlo (nonostante taittingerstessero producendo uno Champagne bianco), infine il rosato… che non fanno più: non lo hanno voluto loro ma l’ambiente, pare che dal 2012 la vinificazione in bianco stia dando risultati migliori!

TAITTINGER

Uno dei marchi più noti anche all’estero. Il tour in questo caso è prettamente turistico. Interessante il giro nelle cave, si scende a diversi livelli e si incontrano persone provenienti da tutto il mondo. Visitando queste realtà vedi con i tuoi occhi i numeri di bottiglie lavorate e con esse il lavoro che c’è dietro, puoi immaginare tutti gli addetti al lavoro in queste cave a luce contenuta a discutere sulle prossime annate accompagnati dalla propria stessa eco.

ERNEST REMY

Un produttore dalle dimensioni decisamente inferiori rispetto ai nomi più noti. Qui puoi davvero percepire l’attenzione ai dettagli, il “savoir faire” francese, le tradizioni locali. Tarek Berrada, maitre de cave, lavora solo uve provenienti da aree Grand Cru e, essendo queste a Reims (dove si produce Pinot Noir), produce solo vini da Pinot Noir al 100%, 3 bianchi (Brut sans annè, un demi sec quindi con maggiore quantità di zuccheri, un millesimato e rosato de Saignee). Eleganti, persistenti e riconoscibili. Il Brut senza annata esprime una speciale mineralità, il Millesimato (2005) ancora giovanissimo nonostante i suoi 10 anni e il rosato, perfetta espressione del Pinot noir, si riconosce immediatamente!

MERCIER

at mercier

at mercier

Un altro grande marchio anche se meno conosciuto in Italia rispetto ad altri nomi. Anche questo tour è in parte turistico ma molto interessante e informativo; ci tenevo molto considerando che l’azienda non esporta in tutti i paesi e non si trova in Italia facilmente. All’ingresso ti accoglie una botte gigante (vedi foto) che il signor Mercier mostrò all’esposizione universale di Parigi di fine ‘800 e che costruì per garantire lo Champagne a tutti. Il tour si è svolto, poi, in trenino che ha attraversato le cave decorate con basso rilievi volti a rendere piacevole il lavoro agli operai. Altamente professionali tutti i membri dello staff, ciascuno con il suo ruolo dall’ospitalità alla degustazione con sommelier professionisti. Ottimo rapporto qualità-prezzo per il Brut senza annata o il rosè che andrebbe bene anche per alcuni dessert non troppo dolci come alcuni dei tipici biscotti Fossier.

RUINART

Azienda storica, di grande rilevanza con cave tra le più belle che si possano visitare. Il tour è ammantato dalla magia dello Champagme, sembra di entrare ed essere in un’altra dimensione. Mi chiedo come riescono a creare questo effetto o se, è ancora il nostro champagne, ad evocarlo: forse il silenzio, i toni controllati, l’eleganza nella semplicità della struttura, la storia che racchiude. Il tour è interessante con cenni storici alle guerre quando queste cave divennero rifugi e non a caso benedette dalla Chiesa ma ahimè anche derubate in quanto, a differenza di altre maison, i vini non vennero murati e, così, l’azienda storica per eccellenza ha uno storico molto limitato rispetto al potenziale.

Inutile parlare della bontà dei vini, mi riferisco ai Dom Ruinart bianco 2004, vellutato e minerale con note di agrumi e pane fresco, sia Dom Ruinart rosato 2002 intenso e complesso con note di agrumi ma anche un leggero tocco esotico, in bocca è preciso con note floreali e speziate insieme!

Bellissime e inconfondibili le bottiglie.

con fabrice bertemes

con fabrice bertemes

FABRICE BERTEMES

Tra i miei assaggi preferiti senza alcun dubbio. Piccolo produttore.

Gentile e disponibile Fabrice mi dedica una bella mattinata per scoprire tutti i segreti produttivi e mi mostra il suo dégorgement à la volée: generalmente questa operazione si fa congelando il collo della bottiglia per espellerlo; Fabrice invece fa tutto da solo: spinge dolcemente la bolla d’aria che si trova alla base della bottiglia finchè questa non arriva al collo dove si sono depositati i residui della rifermentazione, si coordina bene e stappa al momento giusto. Fantastico vederlo dal vivo! Ho appezzato tutti i suoi prodotti: dal Brut base, diretto morbido e sapido al non dosato: più fresco, con note agrumate, potente, infine il Blanc de Blancs e un ottimo Rosè de saignee.

 

 

 

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