Print Friendly, PDF & Email

Vinitaly 2014. Ci sono e partecipo a un concorso molto stimolante: “YoungtoYoung”. I giovani produttori incontrano i giovani blogger, e questi ultimi sono chiamati a dare un’opinione. Eccomi qua: “io ci provo… a dire la mia”, come scrivevo in un precedente post su Twitter.

(scopri di più: clicca qui)

Allora: degustiamo 3 vini presentati dai 3 giovani produttori (39, 33 e 29 anni) incalzati dalle domande di moderatori e il pubblico di blogger e curiosi affascinati dal tanto acclamato “ritorno all’agricoltura” che la crisi ha scatenato. Non mi soffermerei sulla qualità dei vini in questa occasione, preferisco condividere una riflessione.

Il titolo la esprime in pieno: su tre produttori soltanto uno abbozza una risposta al problema italiano, noioso per quanto risaputo eppure, ancora ignorato: il limite della nostra capacità di fare comunicazione!

Pochi mi contraddirebbero nell’affermare che in Italia siamo eccellenza vitivinicola. Ci manca “soltanto” ciò che consentirebbe a questa eccellenza di essere riconosciuta: la Comunicazione; quella vera, quella che sanno fare in California e anche nella vicina Francia. O davvero vogliamo credere che un Bordeaux di 300 euro sia così tanto superiore a un Taurasi, un Barbaresco, un Refosco, soltanto perchè questi ultimi costano meno?

Si fa leva sui giovani che magari hanno studiato queste materie e che hanno avuto modo di viaggiare di più, eppure in una occasione… golosa come questa – non a caso moderata dall’autore del Golosario, il critico Paolo Massobrio – solo 1 tra i 3 giovanissimi produttori risponde con decisione e piena consapevolezza alla mia domanda: “Come pensate di colmare questo gap comunicativo che ci portiamo dietro?”.

Parlo dell’ultimo arrivato, giovane della Carpineti, il quale forse è l’unico a carpire pienamente la domanda, con una risposta che potrebbe sembrare scontata e melensa ai più: “serve emozionare”, dice. Non lo è, né scontata né “politica”.

Ci manca proprio questa comunicazione emozionale. Troppo concentrati a comunicare “quanti minerali contiene il nostro terreno” ci dimentichiamo di trasmettere un’emozione: il pubblico vuole vivere un’esperienza. E allora, regaliamo un ricordo. I tannini, che siano morbidi o duri, lasciamoli valutare ai sommelier!

Share: